Quarant'anni di ZX Spectrum, l'home computer creato da Sir Clive Sinclair
Nel 1982 debuttava l’importante computer a 8-bit prodotto da Sinclair: un tuttofare particolarmente apprezzato dagli amanti dei videogame
Parlando di home computer a 8-bit l’Italia è considerabile "commodoriana": tra Vic-20 e soprattutto Commodore 64 i dispositivi della società canadese sono stati molto diffusi nel nostro paese, ricoprendo un ruolo importante nell’informatizzazione di moltissime famiglie italiane. Un altro sistema a 8-bit nato nel 1982 si fece comunque strada nei cuori di tanti utenti - specialmente europei - ovvero lo ZX Spectrum di Sinclair.
Progettato da Sir Clive Sinclair, questo compatto home computer riprendeva la filosofia dei già citati dispositivi targati Commodore proponendosi come una tastiera - caratterizzata dai tastini gommosi - da collegare a un semplice televisore, una mossa che rendeva questa tipologia di dispositivi particolarmente economici, eliminando la necessità di acquistare un monitor dedicato: il prezzo di lancio nel 1982 fu quello abbordabilissimo di 189 sterline, che in italia diventarono 370mila lire per il sistema dotato da 48 KB di memoria.
Lo ZX Spectrum si presentava come un computer tuttofare capace sia di offrire software professionali e un completo ambiente di sviluppo - basato sul proprietario Sinclair BASIC - che di proporre un’ampia gamma di videogame. Il buon successo di Spectrum - con circa cinque milioni di pezzi venduti nel mondo in quattro anni - e la facilità di programmazione hanno infatti portato tantissime software house a creare videogiochi per questa piattaforma, sia titoli completamente originali che conversioni da altri sistemi o da sala giochi.
Il particolare chip grafico di uno ZX Spectrum permette di colorare piccole porzioni di schermo con una singola tinta: questo comporta la necessità di creare disegni montandoli a mosaico e si traduce in un effetto denominato "color clash" quando la grafica dei videogame è in movimento.
Gran parte dei giochi per questo computer si presentarono con immagini sostanzialmente monocromatiche, una soluzione che, unita all’interessante risoluzione video di 256 per 192 pixel donava a molti videogame per Spectrum un aspetto particolare e ben definito. Per contro le doti sonore del sistema risultavano decisamente limitate e non era davvero possibile creare musiche complesse e orecchiabili (specialmente in confronto all’ottimo chip musicale SID del Commodore 64).
Su ZX Spectrum sono arrivati praticamente tutti i più importanti videogame da sala giochi degli anni ‘80, con ottime conversioni di R-Type, Midnight Resistance, Robocop e Rainbow Islands, solo per pescarne alcune particolarmente apprezzate.
A brillare in modo particolare su ZX Spectrum furono numerosi giochi nati appositamente per il sistema (o comunque per piattaforme home computer a 8-bit): ad esempio l’apprezzata Rare è nata proprio come sviluppatrice per questo sistema, dando vita a giochi come Sabre Wulf, Jet Pack e Knight Lore.
Oltre a gestire validi videogame in graficamente bidimensionale, il processore Z80 a 3.5 MHz dello ZX Spectrum è stato in grado di dare vita a diversi giochi in grafica 3D: basti pensare a titoli come Fighter Bomber, Elite o la gamma di complessi titoli sviluppati da Incentive Software come ad esempio Castle Master o Driller, primi esempi di esplorazione di ambienti completamente poligonali che su questo volenteroso personal computer si muovevano su schermo con una sorprendente disinvoltura.
Proprio come accaduto alla gamma di computer Commodore, anche gli Spectrum, nonostante serie di modelli lanciati sul mercato addirittura fino a metà degli anni ‘90, scomparirono, lasciando progressivamente il passo a computer più moderni come Amiga e Atari ST, e ai PC basati su sistema operativo DOS e successivamente Windows: il contributo che questi piccoli personal computer hanno dato alla diffusione dell’informatica nelle case di tutto il mondo è comunque enorme per cui spegnere le quaranta candeline sulla torta dello ZX Spectrum è quantomeno doveroso.
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