"I gruppi sono invitati a procedere alle designazioni di rispettiva competenza entro venerdì 13 maggio". Così il presidente del Senato Elisabetta Casellati in Aula dopo aver letto il parere favorevole della Giunta per il regolamento allo scioglimento e rinnovo della commissione Affari Esteri. Per le sue posizione filorusse era finito nella bufera il presidente della commissione, Vito Petrocelli. La decisione della Giunta sancisce così la sua decadenza.
"Io la considero una vendetta politica per un senatore che legittimamente ha votato no all'invio delle armi in Ucraina". Così Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 stelle e presidente uscente della commissione Esteri di palazzo Madama, ha commentato la decisione della Giunta per il regolamento del Senato di chiedere lo scioglimento dell'organismo parlamentare e il rinnovo dei suoi componenti. La decisione è giunta dopo le dimissioni di venti senatori in polemica con le posizioni assunte dal senatore del M5s (la cui espulsione dal Movimento e dal gruppo è stata annunciata da tempo ma non ancora formalizzata).
Petrocelli si è detto "abbandonato" dal suo gruppo di appartenenza "perché credo di aver pensato di poter fare tutta la legislatura seguendo il programma" del M5s ma non ha escluso una sua uscita spontanea "perché nel frattempo - ha osservato - il gruppo incassa il contributo che gli spetta per ciascun senatore che ne fa parte". Spiegando la presa di posizione contro di lui di "gran parte dei gruppi parlamentari", il presidente destituito ha affermato che la "vendetta" si deve al fatto che questi sono "pericolosamente schierati su un fronte guerrafondaio".
Quanto alla sua annunciata intenzione di sollevare di fronte alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione per la decisione assunta dal Senato, "io vorrei farlo ma sarà il mio esperto legale a consigliarmi se vale la pena, fare un ricorso che non ha alcuna possibilità di essere esaminato... Quando il mio esperto legale valuterà le motivazioni della Giunta valuterà se farlo o meno".