Il transito del gas verso l'Europa attraverso il punto d'ingresso di Sokhranivka, in Ucraina, si "fermerà alle 7 di mercoledì, a causa delle azioni delle forze di occupazione russe". Lo riporta Bloomberg, citando una dichiarazione riportata sul sito del gestore del sistema di trasporto del gas di Kiev (Grid). "È ancora possibile per il gas essere reindirizzato alla stazione di compressione di Sudzha permettendo ai contratti europei di essere rispettati", prosegue il sito d'informazione americano.
Orban frena le sanzioni - La notizia, oltre a far chiudere al rialzo in Borsa il prezzo del gas, rischia di appesantire ulteriormente il dibattito sul sesto pacchetto di sanzioni. Salvo colpi di scena, la riunione degli ambasciatori dei 27 convocata come da prassi mercoledì non avrà l'embargo al petrolio sul tavolo. La videocall annunciata da Ursula von der Leyen con i leader dei Paesi orientali dell'Ue, Viktor Orban su tutti, non può avere luogo perché gli sherpa non hanno trovato ancora un'intesa.
Un colloquio telefonico tra il presidente francese Emmanuel Macron e il premier ungherese è servito a chiarire ulteriormente i punti critici: Budapest, in sostanza, chiede compensazioni ad hoc in cambio del suo sì alla rinuncia, sia pur graduale, al petrolio russo. L'Ue ritiene le preoccupazioni ungheresi "legittime", anche perché il Paese non può ricevere il greggio via mare e le raffinerie magiare sono tutte tarate sul petrolio russo.
Due le ipotesi in campo: la prima prevede che i Paesi Ue condividano, temporaneamente, parte del loro greggio con Budapest; la seconda l'erogazione di fondi ad hoc per Budapest nell'ambito del piano RePowerEu che sarà presentato il 18 maggio. Ma c'è un altro tema che, nei prossimi giorni, potrebbe dividere l'Europa ed è quello del fondo di solidarietà per l'Ucraina. Bruxelles valuta un versamento da 15 miliardi focalizzato sulla ricostruzione e finanziato con debito comune. Si tratterebbe, di fatto, di una sorta di Next Generation per Kiev.
"Tutte le opzioni sono sul tavolo", ha spiegato il commissario Ue per l'Allargamento, Oliver Varhelyi. Ma c'è chi, come Germania e Austria, chiede maggior prudenza e invita a esplorare strade alternative. A dividere ulteriormente l'Ue potrebbe essere la natura dei finanziamenti: saranno tutti prestiti o anche sovvenzioni? Ed è sulla seconda opzione che lo scontro è dietro l'angolo.