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Caso Samantha Migliore, parla un'altra cliente di Pamela Andress: "Costretta a fare visite specialistiche ogni sei mesi"

La testimonianza di Anna a "Pomeriggio Cinque": "Con il problema che mi ha causato non posso avere la certezza di non avere tumori"

"Anche io come altre donne sono finita in questo calvario". Inizia così l'appello lanciato a "Pomeriggio Cinque" da Anna, un'altra donna rovinata, secondo la sua testimonianza, in seguito a un intervento estetico effettuato da Pamela Andress, la transessuale che a Maranello ha effettuato il trattamento per cui è morta Samantha Migliore.

"L'ho conosciuta tramite un'altra amica che aveva fatto un intervento al seno. E da incosciente mi sono fidata - esordisce nella trasmissione di Barbara d'Urso, ricordando l'operazione effettuata in casa 19 anni fa e per la quale spese ben 2 milioni di lire, in nero - Quando è entrata mi ha subito chiesto di mettere delle boccette nel frigorifero. Ha preso le siringhe e mi ha iniettato nel seno un liquido che io pensavo si sarebbe assorbito nell'arco di sei mesi. E invece... Ho sentito un dolore terribile, una scossa che è arrivata al cervello".

E ancora: "Dal 2013 sono costretta a fare risonanze, tac e visite specialistiche ogni sei mesi per il silicone iniettato dalla signora Pamela. Con il problema che mi ha causato non posso avere la certezza di non avere tumori ed essendo recidiva di questa malattia, è un problema".

Quando le viene chiesto per quale motivo in questi anni non abbia avanzato una denuncia, Anna risponde: "Non conoscevo nemmeno il suo vero nome, non sapevo come rintracciarla. Sono stata superficiale, non ero preparata e sono qua proprio per questo, per dire a tutti di stare molto attenti".
 

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