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"Le otto montagne" di Paolo Cognetti conquista anche il teatro

Lo spettacolo tratto dal famoso libro vincitore del premio Strega 2017 all'Elfo Puccini di Milano

"Le otto montagne" di Cognetti, ecco alcuni scatti di scena

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Un romanzo vincitore del Premio Strega nel 2017, un film che sarà presentato a Cannes e adesso anche una pièce teatrale. Le "Le otto montagne" tratto dall'omonimo libro di Paolo Cognetti, approda a teatro. Fino all'8 maggio lo spettacolo della regista Marta M. Marangoni con Andrea Lietti, Giuliano Comin e la performer Alice Bassi, è in scena all'Elfo Puccini di Milano. A riempire la scena l'eco della montagna, che sussurra, carezza, echeggia, presenza fisica e trascendentale ad un tempo, per raccontare una storia di abbandono della civiltà, libertà della vita selvatica, coscienza, scelte di vita e fuga dal superfluo.


Il romanzo racconta la storia di Pietro, un ragazzino di città solitario, del suo rapporto con i genitori, con il suo amico Bruno e, soprattutto, con la montagna. Milanese di nascita, a trentun anni torna nell’estate della sua infanzia. Ad aspettarlo c’è Bruno e insieme, nel segno di un legame che il passare delle stagioni non ha sciolto, trasformano un rudere (la Barma drola) nella casa che il padre di Pietro ha progettato prima di morire. 

L’adattamento teatrale del libro gioca sull’equilibrio fra narrazione e performance, le parole di Cognetti rimangono sospese, "distillate" come spiega lo stesso autore,  in una dimensione scenica in cui l'umano si mescola al sovrumano, come su un foglio bianco su cui il protagonista traccia il proprio paesaggio mentale. 
E' il ricordo il fil rouge che accompagna le salite e le discese dei due amici. "Mentre il rimbombo di una lamiera, le note ipnotiche di un pianoforte, fonti di luce fredda rievocano acqua, ghiaccio, tuono di una montagna diventata luogo dell'anima. La sfida è quella di tornare al corpo e cercare la via della trascendenza lontano dagli orpelli con cui riempiamo i nostri silenzi".

Sullo sfondo i grandi temi della vita, come spiega Francesca Sangalli, che ha curato la drammaturgia dello spettacolo: "Dove ci conducono i passi e le trame della vita, come ci formano, quali scelte ci fanno prendere, quali orizzonti imprevedibili ci conducono a scoprire, su quali orme ci spingono per farci infine superare i nostri genitori. Come, ancora, la loro memoria venga poi improvvisamente a riportarci indietro, giù, nel profondo, alle origini, alle viscere, nei modi più inaspettati".
 

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