Tutti i 20 componenti della Commissione Esteri del Senato, escluso il presidente Vito Petrocelli, si sono dimessi dal loro ruolo. Si tratta di una decisione per sbloccare la vicenda del pentastellato Petrocelli, a cui da giorni si chiede di lasciare l'incarico per le sue posizioni filo Putin e contro la guerra in Ucraina. L'iter prevede un intervento della conferenza dei capigruppo e poi la questione passerebbe di nuovo al vaglio della Giunta del regolamento.
I senatori dimissionari - A firmare la lettera di dimissioni sono stati i quattro senatori del M5s, tra cui la vicepresidente del Senato Paola Taverna, i quattro della Lega, fra cui Matteo Salvini, i tre componenti di Forza Italia e gli altrettanti del Pd e del gruppo Misto, oltre a Casini (Autonomie), Garavini (Italia Viva) e Urso (Fratelli d'Italia).
Il caso - Già martedì era circolata la notizia che i senatori del Pd in commissione Esteri avevano rimesso il proprio mandato al presidente del gruppo, Simona Malpezzi. La decisione è stata presa dopo che Vito Petrocelli ha fatto sapere di non voler lasciare la presidenza della Commissione. "Sento di rappresentare la Costituzione e la volontà degli italiani", ha scritto sui social.
La posizione di Petrocelli - Petrocelli sembra saldo sulle sue posizioni. "Non convocherò più la Commissione. Non mi sono dimesso, non mi dimetto e intendo in ogni caso fare ricorso alla Corte costituzionale", ha dichiarato. "La dimissione dei colleghi è una loro scelta e anche una grande responsabilità". La Giunta del Regolamento del Senato "ha formalmente preso una decisione, a quanto mi è dato sapere se arriverà a essere formalizzata quella decisione mi pare un pericoloso precedente. Visto che siamo in un clima di guerra, evidentemente molti colleghi ritengono qualsiasi precedente legittimo per eliminare un pericoloso filo-russo putiniano dalla presidenza della commissione Esteri".