Reti fantasma killer degli ecosistemi marini
L’impatto ambientale delle reti da pesca abbandonate sui fondali e l’impegno della Divisione Subacquea di Marevivo Onlus per la loro rimozione
Le attrezzature da pesca abbandonate ogni anno sono i rifiuti maggiormente rinvenuti nei mari di tutto il mondo e rappresentano una delle più serie minacce alla biodiversità marina. Marevivo Onlus è un’associazione nazionale che da quasi quarant’anni lotta contro l’inquinamento marino e la pesca illegale, tutelando il mare e le sue risorse e valorizzando le aree marine protette. La divisione subacquea rappresenta il braccio operativo e gli occhi in fondo al mare dell’associazione e ogni anno, dal 2003, conduce operazioni di recupero di reti da pesca abbandonate, trappole che mettono a rischio la fauna e la flora marina soffocando i fondali, chiudendo le tane e portando alla morte di oltre 100.000 mammiferi e più di un milione di uccelli all’anno.
Il drammatico impatto ambientale delle reti da pesca abbandonate sui fondali marini
Tra gli ultimi impegni della divisione c’è stato il recente intervento nelle acque delle Formiche di Grosseto, tre isolotti compresi nell’Arcipelago Toscano, un vero e proprio santuario davanti al Parco Nazionale della Maremma, per il recupero di una rete fantasma lunga circa 200 metri posizionata su un fondale di 45-50 metri. Solo nel 2021 i sub di Marevivo hanno rimosso più di 4000 metri di reti oltre a centinaia di chilogrammi di rifiuti. Lo scorso giugno infatti sono stati recuperati 3000 metri di reti fantasma dai fondali di San Vito Lo Capo, in Sicilia, mentre in agosto una rete da pesca lunga 500 metri è stata rimossa dai fondali dell’Isola del Giglio. Per tutti ormai sono “gli angeli con le forbici”, definizione nata dalla meticolosità con la quale i sub tolgono le reti dalle forme di vita marine, utilizzando anche specifici scooter subacquei elettrici, senza arrecare ulteriori danni.
“Quando troviamo una forma di vita, come ad esempio un tipo una gorgonia, ancorata su una rete riusciamo a togliere questa gorgonia e a riposizionarla con una tecnica e con dei mastici particolari sul fondale appena liberato, quindi da lì a pochi anni, grazie alla famosa resilienza del mare, alla voglia che ha di rinascere, in pochi anni quel fondale ritorna a essere di nuovo bellissimo e ripopolato” spiega Massimiliano Falleri, Responsabile della Divisione Subacquea di Marevivo Onlus.
SU TGCOM24