oms: necessarie ulteriori ricerche

Nuova forma di epatite nei bambini, ecco cosa sappiamo

Oltre cento pazienti in diversi Paesi: tra le cause ipotizzate, l'indebolimento del sistema immunitario durante i lockdown

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Più di un centinaio di bambini sotto i dieci anni in diversi Paesi europei hanno contratto una forma di epatite acuta sulla quale il mondo scientifico si sta interrogando. Dopo il primo allarme del 12 aprile nel Regno Unito, sono stati segnalati casi anche in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna. Al momento la causa di queste epatiti rimane sconosciuta.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono necessari ulteriori ricerche per "determinare l'eziologia di questi casi per guidare ulteriori azioni cliniche e di salute pubblica. Eventuali collegamenti epidemiologici tra i casi potrebbero fornire indicazioni per rintracciare l'origine della malattia. Le informazioni temporali e geografiche dei casi, così come i loro contatti, dovrebbero essere esaminati per potenziali fattori di rischio".

Cosa sappiamo - I casi idenfiticati presentano una grave infiammazione del fegato acuta, che spesso si presenta con ittero, a volte preceduto da sintomi gastrointestinali compreso il vomito come caratteristica principale, come segnala il report dell'Ecdc. Le autorità sanitarie del Regno Unito che si stanno occupando dei 108 casi registrati sul loro territorio sostengono che la causa infettiva sembra essere la più probabile. Questo perché il 77% dei bambini è risultato positivo a una forma di adenovirus, una famiglia di virus comuni che prevalentemente causano semplici raffreddori. 

Segnalazioni negli Stati Uniti - Qualche giorno dopo l'allarme britannico sono stati registrati nove casi in Alabama in bambini tra uno e sei anni che poi sono risultati positivi anche a adenovirus. Due di loro sono stati sottoposti a un trapianto di fegato.

Ipotesi lockdown - Il 15 aprile un gruppo di ricercatori ha pubblicato sulla rivista scientifica Eurosurveillance un primo report sui cluster di epatite nel Regno Unito. "Al momento - scrivono - le principali ipotesi sono incentrate sull'adenovirus, o una nuova variante con una sindrome clinica distinta o una variante che circola regolarmente che ha un impatto più grave sui bambini più piccoli immunologicamente naïve", ovvero con poche o nulle esposizioni ad agenti patogeni esterni. "Quest'ultimo scenario potrebbe essere il risultato di una ridotta socialità durante la pandemia di COVID-19". È evidente che si tratti ancora solo di un'ipotesi, dato che sono in fase di studio anche altre cause infettive. Allo stesso tempo i ricercatori ricordano che nessuno dei bambini coinvoli aveva ricevuto il vaccino anti-Covid, che quindi non può essere responsabile dell'epatite.

La situazione in Italia - Da noi "fortunatamente non c'è ancora questo tipo di allarme. Sono stati segnalati casi in Spagna, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca, oltre che nel Regno Unito. Alcuni sono anche esitati in forme così rilevanti da richiedere trapianto di fegato. A oggi non abbiamo evidenza che vi sia una correlazione con il nuovo coronavirus". Lo ha detto il 20 aprile Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, sottolineando che questi casi "testimoniano la necessità di avere sistemi di monitoraggio epidemiologico efficienti per intercettare le emergenze di malattie trasmissibili. È un investimento che nel paese va implementato".

La frenata dell'Oms - L'Organizzazione Mondiale della Sanità invita a effettuare ulteriori approfondimenti: "Sebbene alcuni casi siano risultati positivi per SARS-CoV-2 e/o adenovirus è necessario intraprendere la caratterizzazione genetica dei virus per determinare eventuali associazioni tra i casi". E incoraggia "fortemente" gli Stati membri a identificare, indagare e segnalare potenziali casi. Per quanto rioguarda viaggi e scambi internazionali, l'Oms "non raccomanda alcuna restrizione ai viaggi e/o agli scambi con il Regno Unito o qualsiasi altro paese in cui vengono identificati casi, sulla base delle informazioni attualmente disponibili".

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