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Giornata della Terra, la Generazione Z è “green” anche online. Ma più di 1 su 3 cambia smartphone ogni anno

Circa la metà dei giovani cerca di ridurre l’impatto ambientale limitando l’uso dei servizi in streaming, la presenza sui social network, gli acquisti sui siti di e-commerce. Quando, però, si parla dei propri device più di qualcuno non riesce a essere ugualmente morigerato

-afp

Se si vuole difendere il nostro Pianeta nulla può essere lasciato al caso. Anche i piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza. Persino un corretto uso delle risorse digitali. Perché la tecnologia, in modo quasi invisibile, inquina: i server che “reggono” siti, app e servizi hanno infatti un notevole impatto sull’ambiente. Ma anche su questo la Generazione Z, il popolo dei Fridays For Future, sembra essere in prima linea. Molti già dicono di mettere in pratica comportamenti saggi; tanti altri, di fronte a un’adeguata informazione, si mostrano disposti a farlo.

Ben 6 su 10, ad esempio, già cercano di non esagerare con l’utilizzo dei social network. Mentre è circa 1 su 2 che prova a limitare il “consumo” dello streaming audio e video. A segnalarlo una ricerca condotta da Skuola.net - su un campione di 3.000 giovani tra gli 11 e i 30 anni - in occasione della Giornata della Terra che si celebra ogni anno il 22 di aprile e dell’iniziativa “Electric Days” 2022, il più grande evento italiano di divulgazione sul tema mobilità sostenibile e transizione ecologica.

Social network: per salvare la Terra si possono mettere in pausa

“I social network inquinano troppo. Quando mandate inutili fotografie pensate al costo ambientale che hanno”: questo il monito del ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, lanciato qualche mese fa e che non sembra essere caduto nel vuoto. Infatti, tra gli iscritti ai social, in tantissimi già si pongono il problema di non esagerare con l’uso delle varie piattaforme, per limitare il proprio impatto sull’ambiente (61%). A cui si aggiungono coloro che ancora non agiscono, pur essendo consapevoli del problema ma che, seppur con qualche difficoltà, sono pronti a cimentarsi con l’austerity social (23%). Solamente 1 utilizzatore su 6 non sembra pronto a scendere a compromessi riducendo il tempo speso sui social per l’ambiente.

Musica, film e serie tv in streaming: c'è qualche resistenza in più 

Questione decisamente più complessa se si tratta di limitare il consumo di servizi di streaming. Godere di musica, film e serie tv sfruttando la Rete è un’abitudine sicuramente energivora, con le emissioni di anidride carbonica che ne derivano: sommando quanti, tra gli utenti di questi servizi, già adottano una strategia eco-sostenibile (49%) e quanti lo farebbero di fronte alla “certificazione” del loro potere inquinante (22%), si arriva un coinvolgimento di oltre 7 ragazzi su 10; il restante 29% si divide, invece, tra chi pur conscio del loro potere inquinante continua come se nulla fosse (16%) e chi anche di fronte all’evidenza non cambierebbe abitudini (12%).

Rinunciare a un'ora di Internet al giorno? Sì, ma con i giusti "incentivi" 

Ma è Internet nella sua interezza a contribuire all’emissione di gas serra nell’atmosfera: tra server, apparati telefonici, device con i quali ci si connette, ogni essere umano contribuisce a incrementare la temperatura del Pianeta, almeno nello scenario attuale nel quale l’energia elettrica viene prodotta usando ancora combustibili fossili. Ma cosa spingerebbe un nativo digitale a rinunciare ad un’ora di internet al giorno? In generale, oltre la metà (52%) lo farebbe in cambio in cambio di maggiori opportunità di svago; il 12% si lascerebbe convincere da un incentivo di tipo economico, l’11% da servizi analoghi ma più “sostenibili”; al 16% basterebbe sapere di contribuire davvero al benessere dell’ecosistema. Appena 1 su 10 si dichiara irremovibile dalle proprie posizioni.

Acquisti: il negozio "fisico" può tranquillamente sostituire l'e-commerce

Non servono invece particolari incentivi per sensibilizzare i giovani a mitigare il ricorso compulsivo all’e-commerce, che alle emissioni “tecnologiche” dirette aggiunge quelle per trasporti e logistica). Ebbene, tra quanti utilizzano tali servizi - ovvero quasi il 90% dei giovani intervistati - grossomodo la metà (49%) si dice disponibile a orientarsi in primo luogo verso l’acquisto nei negozi fisici; mentre il 30%, non potendone fare a meno, proverebbe a comprare online soprattutto quei prodotti che non si trovano facilmente “su strada”. A conti fatti, solo per 1 su 5 lo shopping digitale rimarrebbe il canale privilegiato: il 12% perché lo ritiene oggi indispensabile, il 9% non crede che inquini così tanto.

Massima attenzione anche su servizi in cloud e newsletter 

Un contributo importante alla causa, però, può darlo anche l’attenzione a servizi meno chiacchierati  ma che, sottotraccia, sono usati praticamente da tutti. Come gli spazi di archiviazione online (cloud), ormai quasi obbligatori se si possiede uno smartphone o un tablet. Anche qui, comunque, la base di partenza è buona: il 50% del campione selezionato dice che già li adopera solo per le cose essenziali e il 20%, reso consapevole del loro impatto ambientale, si dice pronto a farlo. Stessa cosa per le newsletter, che invadono le nostre caselle di posta elettronica: quasi 3 su 10 già tendono a non chiedere l’invio di mail automatiche quando si iscrivono a un servizio e 1 su 5 si iscrive solo a quelle che potrebbero tornargli utili. E, sapendo che inquinano, ben 9 su 10 promettono che procederanno a una “pulizia” di quelle inutili.

Ma sullo smartphone non c'è margine di trattativa

Un percorso quasi netto, quello della GenZ, che purtroppo viene rovinato da un dettaglio di non poco conto: sul contenuto si è pronti a fare qualche rinuncia ma sul “contenitore” non si transige, smartphone in primis. Per i ragazzi è talmente importante esibire il meglio che la tecnologia può offrire che in molti cambiano volontariamente (quindi non per guasti o inconvenienti) il proprio dispositivo di continuo, alimentando una produzione frenetica e inquinante: oltre un terzo (38%), in media, sostituisce il telefono ogni anno; uno su 6 al massimo ogni due anni. Ignorando quasi del tutto il mondo dell’usato e del ricondizionato, che invece aiuterebbe a limitare l’accumulo di rifiuti elettronici, dannosissimi per l’ambiente: oltre 2 su 3 non hanno mai comprato uno smartphone di “seconda mano”. Ma non tutto è perduto: appena 1 su 7 non acquisterebbe mai un “ricondizionato”, il 21% ci sta pensando per il futuro, il 32% l’ha valutato in passato ma poi è andato sul “nuovo”. Con qualche incentivo in più gli si potrebbe far cambiare idea.

Mobilità elettrica: c'è bisogno di un po' di chiarezza

E a proposito di incentivi, in questo periodo abbondano, rendendo accessibile anche ad un giovane la possibilità di ricorrere ad una forma di mobilità individuale green come quella rappresentata dall’auto elettrica. Solo il 17% dei giovani interessati è però consapevole che il livello di inquinamento di questa tipologia di vetture non è sempre inferiore a quello delle auto tradizionali o nullo, ma che ciò dipende dal Paese in cui si effettua la ricarica: infatti le emissioni di anidride carbonica per ogni chilometro percorso dipendono dal mix con cui si produce la corrente elettrica in quel preciso momento e da quanto le energie rinnovabili o da fonti non fossili incidono sulla produzione totale.

“Spesso tacciati di predicare bene, scendendo in piazza per la difesa del clima, ma di razzolare male, non riuscendo a staccarsi da Internet e affini, in realtà la maggior parte dei giovani sono consapevoli che anche l’amata tecnologia può contribuire alle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. "E buona parte è anche disponibile ad attuare, o sta già attuando, comportamenti di austerity tecnologica in favore dell’ambiente. Ma, dovendo scegliere, è più facile rinunciare a social network e siti di e-commerce che non alle serie tv o alla musica in streaming”.

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