Shanghai, un'imprenditrice italiana a Tgcom24: "Ho dovuto digiunare per due giorni, non vediamo la luce"
Le difficoltà con le provviste alimentari, l'ansia di non avere una via d'uscita: "Tutta la città è sigillata a tempo indeterminato"
Shanghai è una città fantasma. Dal primo aprile tutta la metropoli cinese da 25 milioni di abitanti è stata messa in lockdown per contenere la diffusione della nuova ondata di coronavirus, la più grande - stando ai dati ufficiali - dall'inizio della pandemia. Non si esce da casa, neanche per lavorare o andare al supermercato. "Non vediamo la luce", dice a Tgcom24 Maria Ricucci, imprenditrice italiana a Shanghai.
Vive nella parte est della città, che è stata la prima a essere chiusa, il 28 marzo. "Le risorse alimentari ora sono migliorate, ma nelle prime settimane è stato difficile. Io ho dovuto digiunare per due giorni perché avevamo veramente poco cibo e non sapevamo come procurarcelo. Negli ultimi tempi ci siamo organizzare per fare acquisti collettivi insieme agli altri condomini". Una soluzione che però potrebbe non essere sufficiente: "Dalla prossima settimana - racconta - le consegne scarseggeranno ulteriormente perché le autorità temono che ci sia il virus dentro alle consegne del cibo, dato che la città è in lockdown e non si capisce come faccia l'epidemia a diffondersi come sta facendo".
Sabato 16 aprile la città ha segnalato 23.513 casi per il giorno precedente. Nei conteggi ufficiali separano i sintomatici (3.590 in questo caso) dagli asintomatici (19.923). A causa della strategia "Zero Covid" praticata dalla Cina sin dall'inizio della pandemia, Shanghai è stata messa in lockdown totale già da quando venivano registrate poche centinaia di nuove infezioni al giorno. La chiusura della città più popolosa della Cina è a tempo indefinito: "Non vediamo la luce - dice ancora Maria Ricucci a Tgcom24 - Speriamo che a metà maggio si riesca ad aprire la città, ma sono ipotesi che facciamo tra noi. Non abbiamo nessuna conferma".
Un lockdown distopico. Così è stato definito da molti osservatori, a causa dell'utilizzo della tecnologia come strumento di controllo della popolazione, tra cani-robot che passeggiano per le strade a dare istruzioni alla gente e droni che volano tra i grattacieli ordinando alle persone di "tenere a bada il desiderio di libertà".
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