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Ucraina, la madre simbolo dell'ospedale di Mariupol: "Il battaglione Azov non aveva una base lì"

A "Fuori dal coro" l'intervista a Mariana Vishegirskaya: "Non c'erano militari"

"Il Battaglione Azov non aveva una base in quell'ospedale". A "Fuori dal Coro"  Mariana Vishegirskaya, la mamma simbolo dell'ospedale di Mariupol, racconta cosa ha vissuto in quelle ore: "Nel primo centro perinatale, che si trova più o meno a 20 minuti dal punto nascita numero 3 in cui mi trovavo e da cui alcune ragazze sono state dimesse, altre ragazze sono state inviate ad altri punti nascita. In quell’altro ospedale, il numero 1, da lì tutti sono stati cacciati e lì sono venuti i combattenti di Azov. Invece da noi, sul nostro territorio, per quanto riguarda il nostro punto nascita, il nostro ospedale numero 3 non c'erano i militari, c’erano altri, c’era la consultazione femminile e anche un punto oncologico"

Mariana ha poi voluto precisare che a Mariupol non c'è stato un attacco aereo: "Sono sicura che non si trattasse di un attacco aereo - dice - perché nel 2014 mi trovavo a Donetsk e conosco benissimo il rumore di un attacco aereo. Se si fosse trattato attacco aereo ci sarebbero stati anche altri rumori, altri suoni". E aggiunge: "Ci sono state due esplosioni: una più lontana e una più vicina. Sono riuscita a sentire la prima esplosione e poi ce n’è stata un’altra e le finestre sono state distrutte. Dal rumore non posso sicuramente sapere di chi era questa bomba. Capite, certamente, che io posso soltanto dire che ho sentito due esplosioni e non c'erano altri rumori, né prima, né dopo. Ho sentito un boom e poi un altro boom, basta".

A Mario Giordano, che le chiede sulle insinuazioni legate alla sua foto che ha fatto il giro del mondo lo scorso 9 marzo, la blogger e influencer risponde: " Non ero in posa sicuramente, perché io sono stata evacuata da questo edificio tra le ultime. Prima di tutto hanno evacuato le neomamme o le gestanti ferite gravemente, poi le donne incinte. Io sono uscita quasi per ultima dall’ospedale perché ho fatto uscire le persone che erano particolarmente spaventate. Quando sono uscita ho chiesto ai poliziotti che erano lì di aiutarmi ad andare al secondo piano per poter recuperare le cose per la bambina dalla mia camera. Ho detto che non si trattava di un bombardamento anche ai giornalisti di Associated Press in realtà. Loro, appunto, nel giorno in cui tutto è successo, sono arrivati in modo molto veloce dicendo che si trovano accanto. In realtà loro sono arrivati subito perché sono riusciti a filmare quella ragazza che era sulla barella, ma questa ragazza è stata evacuata per prima, perché era incinta anche lei ed è rimasta ferita gravemente".

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