"Ci aspetta un momento molto difficile per l'Ucraina, per la prima volta c'è un solo generale al comando dell'invasione russa". Inizia con questa analisi l'intervista esclusiva rilasciata dal generale David Petraeus alla corrispondente negli Stati Uniti d'America Maria Luisa Rossi Hawkins e proposta in esclusiva a "Quarta Repubblica" durante la puntata di lunedì 11 aprile.
"Prima ce ne erano troppi che litigavano con Mosca per le risorse e le priorità, ma questo è un personaggio dai trascorsi molto preoccupanti: lo chiamano il macellaio della Siria per la sua campagna del 2016, quando bombardò e di fatto massacrò la popolazione di allora". Vista dunque la premessa, Petraeus prevede "altre azioni come quella della stazione del treno, già avvenuta sotto il suo comando, dove sono morti cinquanta civili, la distruzione di villaggi e di piccole città che si interpongono all'offensiva russa".
E di fronte al paragone tra Bucha, Borodjanka e il massacro di Srebrenica, risponde: "Non penso che ci troveremo di fronte a un unico momento galvanizzante come è stato nel 1995, che di fatto ha forzato gli Stati Uniti a intervenire con bombardamenti che sono serviti a portare la Serbia al tavolo dei negoziati. Ci saranno tante altre Bucha perché quello non è stato un errore, è il modus operandi dei russi. Le atrocità si accumuleranno fino al punto in cui ci sarà un effetto Srebrenica che risveglierà la coscienza collettiva".
L'ex direttore della Cia ed ex comandante delle forze americane in Afghanistan e prima ancora in Iraq non esclude quindi, seppur con cautela, l'ipotesi di un intervento della Nato: "Credo che ci sia una linea russa che possa innescare una reazione durissima, ma starei attento a definirla. Vladimir Putin ha già autorizzato in passato l'uso di armi chimiche e sappiamo che ha armi nucleari tattiche, ma davanti al loro uso non credo che il mondo potrà voltare le spalle. Non posso pensare che ci saranno Paesi che a quel punto si asterranno da un voto di condanna alle Nazioni Unite o da un'azione contro la Russia".