TUTELA DEI MARI

Save the Wave: proteggere le “foreste” marine

L’iniziativa di E.ON e IOC-UNESCO per rigenerare una prateria di Posidonia nel Golfo di Mondello

di Redazione E-Planet

© Tgcom24

Il mare non è solo una risorsa per la pesca o per il turismo, ma anche un aiuto prezioso contro il cambiamento climatico. Per questo è sempre più urgente tutelare non solo le acque marine ma soprattutto i loro ecosistemi.

Sotto la superficie si estendono delle vere e proprie foreste subacquee, responsabili dell’immagazzinamento del biossido di carbonio rilasciato dall’atmosfera, il cosiddetto Blue Carbon. L’Italia, con le sue 13,2 tonnellate annue di carbonio assorbito, vanta uno dei dati più alti tra i Paesi dell’Unione Europea. Per ambire a risultati sempre migliori è però necessario salvaguardare e accrescere questa risorsa. Obiettivo che ha guidato il progetto Save the Wave, sostenuto da E.ON, tra i principali operatori energetici in Italia, insieme a IOC-UNESCO per promuovere la tutela dei mari e rigenerare l’ecosistema del Mediterraneo.

La prima tappa è il Golfo di Mondello, dove riprenderà vita una prateria di Posidonia oceanica. Un progetto di riforestazione di 100 mq di fondale, fondamentale perché le talee di Posidonia del Mediterraneo non solo producono ossigeno e trattengono CO2, ma favoriscono anche la biodiversità ospitando molluschi, pesci e crostacei. Un equilibrio naturale che E.ON e l’UNESCO con la sua Commissione Oceanografica vogliono proteggere e incrementare.

Contribuire ad un oceano più sano e promuovere una maggiore consapevolezza ambientale tra i cittadini: questo l’intento di Save the Wave, nato nell’ambito del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030). Un percorso di salvaguardia che si sposa perfettamente con l’impegno di E.ON a beneficio dei territori, manifestato con azioni concrete come la piantumazione della Posidonia a Mondello.

Progetti come Save the Wave sono fondamentali per coinvolgere le comunità locali e renderle più consapevoli. Perché anche un solo contributo può essere fondamentale per la salute del Pianeta.