un peso insopportabile

La Cgia di Mestre: "La burocrazia costa alle imprese 57 miliardi di euro l'anno"

La situazione, secondo lo studio, è peggiore nel Mezzogiorno, dove la P.a. è meno efficiente. Campania e Calabria ultime in Europa

A frenare la crescita delle imprese italiane non sono soltanto i postumi della crisi pandemica e gli effetti della guerra in Ucraina: secondo la Cgia di Mestre contribuisce "in maniera altrettanto preoccupante" anche "la stretta dell’oppressione burocratica sugli imprenditori". Che, secondo lo studio dell'associazione veneta, costa ogni anni 57 miliardi di euro alle aziende e alle imprese del nostro Paese.

Secondo lo studio della Cgia, "i tempi, i costi e la farraginosità della cattiva burocrazia italiana costituiscono un problema" di tutto il Paese, ma "nel Mezzogiorno, dove la nostra pubblica amministrazione è meno efficiente, la situazione è maggiormente critica". E proprio a causa della burocrazia "molti investitori stranieri rifiutano di trasferirsi in Italia", mentre secondo i dati Ocse "la produttività media del lavoro delle imprese italiane è più elevata nelle zone dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente. Per contro, dove invece è più bassa, la produttività del settore privato ne risente negativamente".

L'italia 136esima al mondo per complessità amministrativa - Secondo la Cgia, nel decennio 2008-2018 "gli ultimi dati disponibili dati del World Economic Forum mostrano che il grado di complessità amministrativa che grava sulle imprese è nettamente superiore da noi che negli altri principali paesi nostri competitori. Nel rank mondiale ci posizioniamo al 136° posto: rispetto a 10 anni prima abbiamo perso addirittura sei posizioni". E a lamentarsi della scarsa qualità dei servizi della pubblica amministrazione non sono solo le imprese, ma anche i cittadini: "nell’ultima indagine effettuata dalla Commissione Europea su un campione di intervistati tra il 18 gennaio e il 14 febbraio, emerge che tra i 27 paesi UE l’Italia si colloca desolatamente al 24° posto. Solo Romania, Bulgaria e Grecia registrano un livello di gradimento dell’offerta dei servizi pubblici inferiore al nostro".

Campania e Calabria ultime in Europa - Desolante è anche, stando allo studio, il confronto regionale con le altre aree d'Europa. "Su 208 regioni monitorate a livello europeo dall’Università di Göteborg (anno 2021), la prima realtà territoriale italiana per qualità istituzionale, vale a dire la provincia Autonoma di Trento, si colloca al 100° posto. Seguono il Friuli Venezia Giulia al 104°, il Veneto al 109°, la Provincia Autonoma di Bolzano al 117° e la Toscana al 126° posto. Puglia (190°), Sicilia (191°), Basilicata (196°), Campania (206°) e Calabria (207°) si “piazzano” negli ultimi 20 posti della graduatoria", subito prima dell'ultima in classifica, "la regione rumena di Bucaresti-Ilfov".

Come migliorare la PA - Secondo l’Ufficio studi della Cgia mestrina, il miglioramento dell’efficienza della macchina pubblica "deve svilupparsi secondo tre direttrici: innanzitutto attraverso una digitalizzazione estesa del rapporto tra PA e imprese, soprattutto attraverso il dialogo tra le banche dati pubbliche; standardizzazione dei procedimenti e della modulistica; riorganizzazione delle competenze e riduzione del numero di enti pubblici coinvolti nel medesimo procedimento". Infine, l’impresa "deve poter contare su norme chiare, senza doversi assumere la responsabilità di interpretazioni incerte, rischiando di essere sanzionata a seguito di controlli da parte di soggetti diversi, non coordinati, o che interpretano in maniera differente la medesima normativa. In sintesi, le imprese chiedono che il rapporto con la PA si semplifichi con una sola istanza, una sola piattaforma informatica, una sola risposta ed un solo controllo". E fondamentale è "il monitoraggio delle semplificazioni già introdotte, ed evitare l’emanazione continua di nuove norme che modificano le precedenti, complicando ulteriormente la vita delle imprese".

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