-1,3% sul 2020

Istat: le nascite in Italia sono al minimo storico, ma la natalità è in ripresa

Nel 2021 sono venuti alla luce solo 399.400 bambini, ma cresce il numero medio di figli per ogni donna. Meno morti rispetto al 2020

© IPA

Nel 2021 le nascite in Italia sono scese al minimo storico: i 399.400 bambini venuti alla luce nel corso dell'anno  segnano un calo dell'1,3% rispetto al 2020. Nel suo report sugli indicatori demografici, l'Istat evidenzia però segnali di ripresa della natalità nella parte finale dell'anno. Verso il ritorno alla normalità anche le nozze, con 179mila celebrazioni (3 ogni mille abitanti), quando nel 2020 se ne riscontrarono appena 97mila (1,6 per mille).

Lieve rialzo del numero di figli per donna - Nel 2021 il numero medio di figli per donna è pari a 1,25, dunque in lieve rialzo rispetto all'1,24 del 2020: una crescita che si deve al deficit dimensionale e strutturale della popolazione femminile in età feconda, che si riduce nel tempo e ha un'età media in aumento. L'età media al parto passa a 32,4 (+0,2 rispetto al 2020), un parametro che segna regolari incrementi da anni: era pari a 30,5 nel 2002, secondo i dati raccolti dall'Istat nel suo rapporto "Indicatori demografici" dell'anno 2021. I numeri del 2021 in termini di culle segnalano però un lieve miglioramento: dopo la cifra record di -335mila nascite nel 2020, nel 2021 siamo infatti a -309mila. 

Crollo della natalità anche per colpa del lockdown - D'altra parte, scrive l'Istat, poiché "le intenzioni riproduttive nelle coppie manifestatesi nel 2021 hanno per lo più avuto corso nel 2020", alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità si sono associati gli effetti del lockdown, generando ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare. 

Diminuisce ancora la popolazione italiana - Nell'anno passato dunque la popolazione italiana è scesa ancora: al primo gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, eravamo a 58 milioni e 983mila persone, cioè una decrescita di 250mila unità. Nell'arco di otto anni, la perdita totale di popolazione è stata di un milione e 363mila persone. La popolazione residente è in riduzione costante dal 2014, quando risultava pari a 60,3 milioni. 

A contribuire alla diminuzione della popolazione  è anche la riapertura delle frontiere con l'allentamento delle restrizioni: 286mila italiani si sono trasferiti all'estero in un anno, con un saldo negativo tra arrivi e partenze pari a 157mila. Il calo più marcato della popolazione si riscontra in Molise, Basilicata e Calabria, regioni che, secondo l'Istat, sono "sempre più in procinto di essere coinvolte in una situazione da cui appare difficile poter uscire". E' dal 2006 che in Italia i numeri di nascite e decessi non sono in equilibrio: nel 2021 si contano 7 neonati e 12 morti ogni mille abitanti. 

Mortalità alta ma in diminuzione - Quanto alla mortalità, nel 2021 si contano 709mila decessi, il 4,2% in meno rispetto al 2020, con un tasso per abitante pari al 12 per mille. Tra tali decessi, circa 59mila sono dovuti a mortalità da e con Covid, come accertato dal Sistema di sorveglianza nazionale integrata coordinato dall'Istituto superiore di sanità. Se nel 2020 la pandemia aveva colpito maggiormente il Nord in termini di mortalità diretta e calo dell'aspettativa di vita, nel 2021 l'eccesso di mortalità si è spostato al Sud, dove la speranza di vita alla nascita scende a 81,3 anni contro una media nazionale di 82,4. Secondo l'Istat a incidere, oltre ai tempi di propagazione dell'epidemia, può essere anche il tasso di vaccinazione anti-Covid, più basso al Sud, specialmente in Sicilia. 

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