Body positivity: l’arte ci insegna ad amare il nostro corpo
Accettare noi stesse, ma anche cercare di migliorarci: un percorso intenso e possibile per tutte
Un omaggio alle icone di bellezza femminile nella storia dell'arte
Cercare di migliorarsi e di essere sempre al meglio, ma anche accettare le caratteristiche che abbiamo e che magari non ci soddisfano completamente: è una sfida quotidiana e un cammino da compiere in modo risoluto, ma sempre con gentilezza. È il messaggio della Body Positivity, l’atteggiamento mentale di chi rifiuta di giudicare una persona in base al suo aspetto fisico, a cominciare da se stesse. La bellezza, a cominciare da quella del corpo femminile, può manifestarsi in vari modi, come ci dimostra anche l’arte: oltre a modelli di perfezione, come la Venere di Botticelli o il gruppo scultoreo delle Grazie di Canova, esistono anche icone di bellezza differenti e altrettanto emozionanti, come donne dal caratteristico collo lungo di Amedeo Modigliani o dalle forme, indubbiamente abbondanti, di Fernando Botero.
STEREOTIPI DA COMBATTERE – Tra i pregiudizi che il marketing e i canoni estetici proposti, anzi imposti, dalla società, uno dei più duri da scalfire è l’associazione immediata di un corpo snello e tonico all’idea di una persona determinata e quindi “migliore” e più desiderabile. Chi è in sovrappeso è considerato invece “peggiore” di un magro fin dal primo sguardo, in modo così automatico che non ce ne rendiamo neppure conto. Eppure, se dietro qualche chilo di troppo non si nascondono problemi di salute, un po’ di abbondanza non deve né scoraggiarci né spingerci al disprezzo, né degli altri né soprattutto di noi stesse. L’atteggiamento di rifiuto nei confronti di chi ha forme abbondanti ha generato due distinti stereotipi, altrettanto sbagliati e devastanti: il cosiddetto Thin Privilege, ovvero il privilegio dei magri, giudicati d’istinto in modo più favorevole, e la Fatphobia, ovvero il disprezzo nei confronti di chi è grasso o addirittura obeso, considerato peggiore di chi è snello proprio e solo a causa di una silhouette abbondante. Inutile dire che si tratta di pregiudizi duri a morire: la Body Positivity ci invita invece a cercare di migliorare il nostro aspetto, impegnandoci per mitigare gli elementi che non amiamo di noi stesse, ma solo per sentirci meglio “nei nostri panni” e non per sottostare ai modelli che ci arrivano dall’esterno. Volersi migliorare è uno dei molto modi possibili per amare il proprio corpo, ma anche accettarlo così com’è fa parte dello stesso processo di amore. Insomma, ciascuno deve sentirsi libero di essere chi preferisce e non deve essere giudicato per questo.
IL MESSAGGIO DELL’ARTE – Un intenso invito alla Body Positivity viene anche dal mondo dell’arte, con una mostra che, dopo due tappe a Milano e a Torino, arriva a Firenze dal 13 al 18 aprile, presentata e ospitata come le precedenti nelle boutique di Elena Mirò, con il patrocinio della Consulta Femminile di Milano, e in collaborazione e con il sostegno del club Zonta Milano Sant’Ambrogio, Zonta Torino e e-Zonta Club Italy. L’esposizione, a ingresso libero e senza obbligo di acquisto, propone dodici tavole realizzate dall’artista milanese Stefania Scarnati, in un approccio positivo e “gentile” al corpo femminile fin dal titolo: “Armonie femminili - Percorsi inclusivi”. L’esposizione racconta, con il linguaggio espressivo tipico di questa artista, la diversa bellezza di tanti corpi femminili, con omaggi e reinterpretazioni di alcune icone di bellezza, dalla perfetta Venere di Botticelli, alle spigolose Demoiselles d’Avignon di Picasso, fino alla grazia trabordante e avvolgente delle donne di Fernando Botero. Spiega Stefania Scarnati: “Ho scelto icone femminili universalmente riconoscibili, avvolgendole in un percorso che potesse aprirle a nuove interpretazioni.”. Alla domanda su che cosa sia secondo lei la bellezza femminile, Scarnati risponde che il bello sta nell’interpretazione e nell’espressione di ciò di cui abbiamo bisogno e desideriamo vedere in ciascun momento della storia. “Ci sono periodi in cui le asperità della vita ci spingono a cercare e a desiderare forme morbide e avvolgenti, come un grembo generoso sul quale appoggiarci a riposare, e altri periodi in cui amiamo corpi femminili più scattanti e vitali, o ancora una bellezza più sensuale ed elegante, ad esempio quella di Marylin Monroe così come è stata ritratta da Andy Warhol. Anche lei, però, a seconda delle situazioni, può apparirci in modo diverso: più spumeggiante oppure con quel suo velo di malinconia che diventa più evidente.”
Insomma, il pregiudizio nei confronti delle persone sovrappeso è del tutto ingiustificato? Commenta Scarnati: “Assolutamente sì. Basti pensare a un mostro sacro della comicità come Gino Bramieri, il quale ha saputo fare della sua taglia più che abbondante un elemento vincente della sua arte. Dopo aver perso peso, di certo per motivi di salute, gli è mancato qualcosa anche nella sua trabordante simpatia”. E allora qual è il segreto della bellezza femminile? “È la capacità di non lasciarsi mai andare e sapersi voler bene anche con qualche difetto, compresi i chili di troppo. Una signora curvy, ma ben vestita, pettinata con cura e con un buon make up è molto più piacevole all’aspetto di una donna taglia 42 ma disordinata e sciatta. Purtroppo, a volte, chi è molto in sovrappeso si è lasciato andare già da tempo… “. E, tra le donne a cui ha dedicato una delle tavole in esposizione, qual è la preferita di Stefania Scarnati? “Sicuramente Giuditta di cui ho reinterpretato il celebre ritratto di Gustav Klimt: è l’eroina impavida e coraggiosa che, uccidendo Oloferne, salva il suo popolo. È un po’ quello che vorrei essere e a cui aspiro: forse per questo mi sembra davvero bellissima”.
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