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Ex Ilva, commissari straordinari: dissequestrare l'area a caldo

È cambiato lo scenario delle emissioni rispetto a dieci anni fa grazie ai lavori ambientali e ci sono i presupposti per revocare i sequestri

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I legali dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria hanno presentato alla Corte d'Assise di Taranto un'istanza di dissequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico, ora gestito da Acciaierie d'Italia. Sono gli impianti sotto sequestro dal 26 luglio 2012 in base a un'ordinanza nell'ambito dell'inchiesta per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari e alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

All'azienda fu poi concessa la facoltà d'uso. Secondo i commissari straordinari di Ilva in As è cambiato lo scenario delle emissioni rispetto a dieci anni fa grazie ai lavori ambientali e ci sono i presupposti per revocare i sequestri.

La Corte d'Assise di Taranto che ha ricevuto l'istanza, è la stessa che l'1 giugno 2021 ha emesso la sentenza di primo grado del processo "Ambiente Svenduto", infliggendo 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni di carcere e disposto sia la confisca degli impianti dell'area a caldo che la confisca per equivalente dell'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici per una somma di 2,1 miliardi.

Tra i principali imputati, spicca la condanna rispettivamente a 22 anni e 20 anni di reclusione per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate. 

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