"Lotta al terrore, il Pci contro neofascisti e Br (1976-1982). I Documenti, le scelte i militanti" è l'ultimo libro di Vindice Lecis, edito dalle edizioni Bordeaux. Il giornalista e scrittore sassarese, classe 1957, lascia il linguaggio del romanzo e si cimenta nuovamente con un saggio, in cui affronta uno dei periodi più difficili e controversi della storia d'Italia. A quarant'anni, infatti, dal presunto "esaurimento" della stagione del terrorismo (nel 1982 si conclude l’ultimo grande "caso" degli anni di piombo, il sequestro Dozier), Lecis analizza le strategie messe in campo dal Partito comunista italiano per contrastare la violenza brigatista e l'eversione nera. Una ricostruzione basata in gran parte su documenti riservati del fondo "Ugo Pecchioli" presso l'Istituto Gramsci, ancora in larghissima parte non adeguatamente analizzati.
Il terrorismo italiano intervenne e modificò il corso di molti eventi politici e sociali di grande rilievo, come ricorda l'autore.
Lo stragismo di marca neo fascista, sostenuto dagli apparati dello Stato e inquinato da mani straniere - come confermano gli atti giudiziari - nacque e si sviluppò per contrastare la grande stagione del protagonismo del movimento sindacale del 1969 e degli anni seguenti.
Il terrorismo di marca brigatista operò, invece, di conserva con quanti, a livello nazionale e internazionale, volevano impedire l'ingresso del Pci - votato da un terzo dei cittadini e al suo massimo storico - nell'area di governo. Il caso Moro rappresenta l'apice di quella strategia. E' quanto emerge da “Lotta al terrore".
"In un clima difficile e teso a livello internazionale immerso nella guerra fredda, il Pci di Berlinguer operò per saldare le istituzioni repubblicane con quello che veniva chiamato il movimento operaio - spiega Lecis - tentando di portarne le istanze al livello del governo. In questo senso si colloca la grande intuizione del rapporto tra Moro e Berlinguer. Ucciso lo statista democristiano, la stessa partecipazione dei comunisti all'area del governo declinò verso soluzioni maggiormente accettate oltre Atlantico".
Così, in questo libro, Lecis sottolinea di "ricostruire gli anni più difficili - da Moro a Guido Rossa, dallo stragismo neo fascista all'azione delle Br e Prima linea, alla P2 e Gladio - analizzando i documenti di analisi riservati che i comunisti producevano sul terrorismo. Linguaggi, obiettivi, strumenti dei terroristi venivano setacciati dagli 'analisti' del Pci per comprendere anche il fenomeno del fiancheggiamento assai diffuso". Una stagione, quella descritta, che ha lasciato profonde ferite nella società.
E proprio atti, articoli, discorsi e relazioni interne testimoniano, dunque, come il Pci impegnò contro il terrorismo tutte le sue organizzazioni, portando avanti una battaglia capillare grazie alla saldatura tra le direttive dei suoi dirigenti e l'operatività dei suoi militanti. Una storia nella storia che aspettava di venire alla luce.
Lecis è già autore di romanzi storici e saggi sulla politica italiana del Novecento e sulla storia antica della Sardegna. Tra i suoi ultimi lavori, "Il visitatore" (Nutrimenti 2019), "La conquista" (Condaghes 2020) e "Il cacciatore di corsari" (Nutrimenti 2020).
Lotta al terrore, il Pci contro neofascisti e Br (1976-1982). I Documenti, le scelte i militanti
di Vindice Lecis
Bordeaux
€ 14