Starnutire più a lungo: colpa della crisi climatica
Secondo una ricerca statunitense, nei prossimi anni la produzione di polline aumenterà e durerà più a lungo a causa dei cambiamenti climatici
Pronti a fare scorte di fazzoletti e antistaminico? Sembra che la stagione dei pollini sia destinata a peggiorare e anche questa volta la colpa è del cambiamento climatico.
Più lunga e più intensa, la parentesi primaverile dei pollini in futuro potrebbe cominciare anche 40 giorni prima e prolungarsi fino a 19 giorni in più rispetto a qualche anno fa. In questi mesi ne abbiamo già avuto un assaggio, le alte temperature e il lungo periodo di siccità hanno reso la coda dell’inverno un inizio di primavera anticipato.
L’avvertimento arriva dall’Università del Michigan. Lo studio di alcuni suoi esperti, pubblicato su Nature Communications, ha rivelato come nei prossimi anni ci sarà un aumento incontrollato e significativo della produzione di granuli pollinici. Una modifica del ciclo naturale causata dalla combinazione di due fattori. Le temperature sempre più alte prolungano la stagione di crescita delle piante e l’incremento delle emissioni di anidride carbonica alimenta la fotosintesi. In altre parole, le piante crescono di più e per più tempo, producendo più polline. A questo si aggiunge la sovrapposizione delle stagioni dei pollini: se in passato toccava prima alle querce e poi alle betulle, ora avviene quasi in contemporanea.
Un grosso impatto sulla società e sulla salute di tutti. Attualmente il 30% della popolazione mondiale soffre di allergie, dato che secondo l’Oms è destinato a salire al 50% entro il 2050. Per prevenire i casi più gravi e arrivare preparati saranno fondamentali il monitoraggio e la prevenzione. A questo sta già lavorando il team dell’Università del Michigan, con un modello di simulazione che stima le emissioni di polline delle piante più comuni, in risposta alle variazioni di temperatura, alle precipitazioni e ai livelli di anidride carbonica.
Una raccolta di dati che si aggiunge ai diversi tentativi di comprendere meglio il futuro della Terra e i suoi repentini cambiamenti dettati dalla crisi climatica.
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