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Yie Ar Kung-Fu e lo splendore marziale dello storico videogame di Konami

Nel 1984, la casa giapponese piantava i semi dei futuri videogiochi di combattimento a incontri

© IGN

Dovessimo inquadrare un momento fondamentale nello sviluppo dei videogame di combattimento, quello potrebbe essere il 25 ottobre del 1984, quando Konami pubblicò il suo Yie Ar Kung-Fu (in cinese "Un, due, Kung-fu"). Prima di allora abbiamo avuto altri esempi di giochi di lotta uno-contro-uno, come l’altrettanto seminale Karate Champ di Data East uscito qualche mese prima, ma è innegabile che il videogame della società di Castlevania e Contra abbia portato con sé elementi diventati poi "obbligati" nei futuri esponenti del genere.

Nel gioco impersoniamo un esperto di kung-fu, Oolong (diventato "Lee" in alcune versioni occidentali) impegnato a sconfiggere una serie di avversari in serrati duelli, per un totale di undici livelli di difficoltà crescente.

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La prima, evidente particolarità del gioco è la diversa natura di tutti gli avversari di Lee: anziché trovarci con personaggi tutti uguali che diventano via via più forti e abili - come in Karate Champ - nel gioco ogni lottatore che andiamo ad affrontare è diverso sia per aspetto fisico che per set di mosse. Si inizia ad esempio col corpulento Buchu, capace di lanciarsi contro gli avversari come farà qualche anno dopo E. Honda in Street Fighter II e si continua con un variegato gruppo di combattenti, spesso armati di un’arma peculiare come shuriken (le "stelline da lancio"), mazze e sciabole.

Yie-Ar Kung Fu introduce inoltre la presenza delle barre di energia che regolano la vitalità dei lottatori: per vincere un incontro è dunque necessario colpire gli avversari fino a svuotare la relativa barra - sperando che loro non facciano prima lo stesso a Oolong.

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Altrettanto innovativo è l’ottimo sistema di controllo che grazie a un joystick e a due soli pulsanti - uno per i calci e l’altro per i pugni - consente al giocatore di scatenare ben sedici diverse mosse, da apprendere e sfruttare al meglio. Ne consegue una versatilità del protagonista decisamente inedita in un videogioco di questo genere. A tutto questo aggiungiamo una grafica colorata e ben animata nonché - soprattutto - un gameplay eccellente, ingredienti che permettono a Yie Ar Kung-Fu di farsi immediatamente notare nelle sale giochi giapponesi e di trovare successo anche nel resto del mondo, diventando uno dei coin-op Konami più gettonati (e risultando anche parecchio diffuso in Italia).

La storia delle conversioni per sistemi da casa di Yie Ar Kung-Fu è quantomeno insolita: il gioco riceve infatti dei porting diretti su diversi personal computer, tra i quali spicca la divertente edizione per Commodore 64, davvero fedele all’originale. Su altre piattaforme invece - in particolare su Nintendo NES e MSX - il gioco viene completamente rielaborato, con nuova grafica (più "fumettosa") e molti meno avversari - appena cinque: anche in questa forma riscuote comunque un buon successo di vendite.

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Da notare che Konami non svilupperà purtroppo un seguito da sala giochi per il suo Yie Ar Kung-Fu: al suo posto, creerà invece il mediocre Yie Ar Kung-Fu II per gli home computer (1986), più simile al porting per NES del primo e tutto sommato dimenticabile. In realtà Konami mise in lavorazione un seguito di Yie Ar Kung-Fu per sale giochi nei primi anni ‘90 ma il progetto fu poi convertito nel pessimo Martial Champions del 1993, rimasto segregato in forma di coin-op con l’eccezione di una conversione per PC Engine.

Infine è interessante segnalare come il gioco originale sia stato incluso nella raccolta Konami Collector's Series: Arcade Advanced per Game Boy Advance, del 2002, sotto forma di un porting perfetto della versione da sala con l’aggiunta di due lottatori inediti.