"Ciò che ho imparato da questo disco è che non ho semplicemente fatto qualcosa di 'fresco' e di nuovo per il pubblico, ma anche per me e... ne avevo molto bisogno". Michael Bublè racconta così, via Zoom, "Higher", il suo ultimo lavoro discografico in studio, uscito il 25 marzo. "Onestamente, penso di aver imparato a lasciarmi andare un po", aggiunge il cantautore canadese, vincitore di quattro Grammy, che definisce l'album "il migliore che io abbia mai fatto nella mia vita". E con le lacrime agli occhi ricorda il passato e la malattia del figlio: "Sono cose che ti distruggono, ma che ti definiscono...".
Le sue lacrime, Bublè ci tene a sottolinearlo, "non sono di tristezza, bensì di gioia, per l'amore che ho ricevuto".
La sua vita, e quella della moglie Luisana Lopilato, è stata tragicamente "interrotta" qualche anno fa, quando al figlio Noah è stato diagnosticato un cancro al fegato nel 2016, già in remissione, fortunatamente dal 2017 a seguito di chemioterapia e radioterapia e poi definitivamente sconfitto: “Adesso sono un uomo felice. La mia famiglia sta bene e sono davvero grato. Sono solo davvero grato. E questo disco esprime la mia felicità e la mia riconoscenza".
Un album "di famiglia", racconta il cantautore, perché sono la moglie e i figli la sua prima e più importante fonte di ispirazione: "È incredibile come gran parte di questo disco sia nato grazie a loro, da come mi sento grato nei confronti di mia moglie, da quello che abbiamo passato insieme per e con i nostri figli. Quando è uscito Love (del 2018) non ero pronto, stavo ancora sopravvivendo. Luisana mi ha aiutato a scuotermi... " e poi, mostrando i nomi dei figli tatuati sull'avambraccio conferma: "Presto ne dovrò aggiungere uno, perché aspettiamo il quarto figlio".
Della title track, che nei crediti riporta anche il nome di Noah, come co-autore, Bublè racconta poi come ha preso vita, in maniera improbabile, proprio grazie al figlio. Il cantautore ricorda che un giorno stava facendo un brainstorming di idee per le canzoni del nuovo disco, con Ryan Tedder e Greg Wells (produttori del disco, ndr), e di aver avuto, di punto in bianco, un pensiero. Ricorda di aver detto: "Ehi ragazzi, penserete che sono pazzo, ma alcuni mesi fa, quando stavo facendo la doccia ai bambini, mio figlio di 8 anni ha cantato questo motivetto "‘When you go low, and I go high…" Dopo nemmeno 35 minuti abbiamo trasformato un'idea di un bambino di 8 anni in una delle più grandi canzoni che io abbia mai scritto".
Prestigiosi i collaboratori del disco, autori e produttori con cui Bublè non aveva mai lavorato prima da Greg Wells, che ha finito per produrre sette delle 13 canzoni dell'album, al tre volte vincitore del Grammy Ryan Tedder, che ha scritto con lui la title track e poi Sir Paul McCartney che ha prodotto la cover cantata nel disco da Bublé del suo brano del 2012 "My Valentine".
Nell'album c’è' un viaggio musicale vibrante fra evergreen di musicisti che lui definisce "i miei eroi". Tra i brani spiccano nel disco anche un meraviglioso duetto con Willie Nelson sul suo “Crazy”, di cui Bublè è entusiasta: "Quando ho cantato con Nelson mi sono dovuto dare un pizzicotto al braccio per rendermi conto che era vero...", e poi il classico di Bob Dylan “Make You Feel My Love” e tre brani originali scritti da Bublé incluso il nuovo singolo “I’ll Never Not Love You.”
Inoltre ci sono le versioni di Bublé dei brani di Sam Cooke “Bring It On Home To Me,” “You’re The First, The Last, My Everything,” e la gioiosa “A Nightingale Sang in Berkeley Square.” L’album si chiude con una versione mozzafiato di “Smile” accompagnata da un coro gospel.
Della collaborazione con McCartney, il cantautore si dice onorato: "Ho chiesto a Sir Paul di far parte del disco non per tutte le cose che ha fatto nella sua vita. Gli ho chiesto di farne parte per quello che sa fare. Lui è uno dei più grandi musicisti, produttori, scrittori che il nostro mondo abbia mai visto. E quindi puoi immaginare quanto ha significato per me che si sia fidato di me. Per me è stato strabiliante".
E se questo è il disco della rinascita e della "freschezza dei suoni", Bublè ammette che non pensa ad abbandonare la linea rossa della reinterpretazione di classici nei suoi album: "Amo scrivere canzoni ma non abbandonerei mai il mio pubblico che mi dà fiducia nel reinterpretare l'arte dei miei eroi.... Spero di diventare anch'io uno dei miei eroi un giorno".
Dopo l'uscita di "Higher", Bublé porterà la nuova musica in tour, sei serate al The Theatre at Resorts World di Las Vegas (dal 27 aprile al 7 maggio) e poi in Europa, Italia compresa, rassicura, e in Sud America per un serie di date in luglio e novembre.