ALL'ELFO PUCCINI

Rosario Lisma porta in scena "Giusto", impiegato mite in un mondo cinico

Il monologo surreale e dolente all'Elfo Puccini dal 29 marzo al 3 aprile

© Ufficio stampa

Rosario Lisma torna protagonista all'Elfo Puccini di Milano dopo aver portato in scena lo spettacolo "Pescheria Giacalone e figli" di cui è autore e regista. Sul palco del teatro l'attore presenta "Giusto", un monologo scritto nel 2020, in piena pandemia: una storia surreale, buffa e dolente di una diversità nel mondo contemporaneo. Ma anche un invito a superare le certezze che ci proteggono e i limiti che da soli ci siamo dati. "Giusto è un testo che ho scritto alla fine del primo lockdown e che parla di noi, della nostra società contemporanea arrabbiata e individualista, ancora di più dopo questa tragedia sanitaria ed economica", racconta Lisma.

Giusto è un impiegato intelligente, mite e fin troppo educato in un mondo grottesco di spietato cinismo. I suoi colleghi d’ufficio, all’Inps di Milano, sono un microcosmo di ridicole creature animali, in cui lui, nato su uno scoglio in mezzo al mare, si sente straniero e solo. Abita in un appartamento in condivisione con una che non c’è mai e con Salvatore, un calabrone enorme che passa il tempo dipingendo finestre sulle pareti. Per poi provare a passarci attraverso. Giusto ha un solo grande impossibile sogno: baciare Sofia Gigliola, detta la Balena, la figlia bella e grassa del suo potentissimo capo. Ci riuscirà?

Ad accompagnare Lisma sul palco ci sono i personaggi che popolano il suo mondo surreale, evocati attraverso le illustrazioni suggestive di Gregorio Giannotta, artista ironico e poetico, noto per le sue creature fiabesche.

A proposito della scrittura dello spettacolo durante il lockdown, Rosario Lisma spiega: "Presto mi sono accorto di quanto fosse illusoria la speranza di uscire tutti migliori da questo trauma. So che può sembrare un pensiero troppo cupo ma vedo meno solidarietà e comprensione in giro, più avidità e narcisismo. Per fortuna c’è l’arte del teatro e l’ironia, che mi sorreggono per poterlo dire".