Dall'Ucraina una lettera ai media internazionali: sì al termine "invasione", no alla "guerra di Putin"
Dopo gli ordini dell'Authority tlc russa ai media nazionali in merito alla comunicazione della guerra, arrivano le indicazioni anche da parte di Kiev: Donetsk e Lugansk non sono "aree detenute dai separatisti"
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Pochi giorni dopo l'inizio della guerra, l'Authority tlc russa aveva ordinato ai media nazionali di cancellare le notizie false sulle forze armate russe in Ucraina. Adesso, un mese dopo, arriva una lettera da parte degli esponenti della stampa ucraina, in cui a giornalisti e reporter si chiede di bandire alcuni termini e si danno indicazioni sul linguaggio da usare per descrivere il conflitto. Sì alla parola invasione e no all'uso di termini come crisi e conflitto accostati ad "ucraino" tra i suggerimenti indicati nel documento.
La lettera ucraina - La lettera, scrive l'agenzia Adnkronos, è inviata dalle organizzazioni di comunicazione ucraine, a cui fanno capo reporter, fotografi, media manager e professionisti della comunicazione. Se Mosca aveva detto ai media russi di non usare la parola invasione ma di definire l'intervento come "operazione militare speciale" che ha come obiettivo "il mantenimento della pace" definendo "false" le informazioni sugli attacchi russi alle città ucraine e sulla morte di civili nel Paese in seguito ad azioni dell'esercito russo, la lettera dagli esponenti ucraini invita invece a parlare di "invasione" e di una guerra scatenata proprio dall'invasione contro l'Ucraina.
Espressioni da usare - "Guerra della Russia in Ucraina", "invasione russa dell'Ucraina" sono espressioni ben accette, mentre è sconsigliata la "guerra di Putin". La lettera spiega infatti che "silenziosamente la maggioranza dei russi, circa il 60%, la sostiene" e che "il pubblico supporto a Putin durante la prima settimana di conflitto è salito in Russia dal 60 al 71%".
Donetsk e Lugansk - Si chiede poi di non usare espressioni come "aree detenute dai separatisti" in relazione a Donetsk e Lugansk sostituendole con "proxy russi". Tali territori, si legge nel documento, "sono stati occupati e annessi dalle forze militari russe nel 2014. La Crimea in una inequivocabile violazione delle leggi internazionali. La guerra nel Donbass è stata orchestrata e sostenuta dallo stato russo. I pseudo-referendum non sono riconosciuti dalla comunità internazionale". Le Repubbliche del Donestk e di Lugansk, chiarisce la lettera, come sostengono gli esperti "sono state la piattaforma della successiva invasione su larga scala e uno strumento di propaganda e disinformazione".
Si fa poi una netta distinzione delle posizioni ucraine da quelle russe, che "si basano su menzogne e propaganda e sulla negazione dell'esistenza dell'Ucraina come nazione e stato", con la "propaganda russa" che usa "la disinformazione per giustificare l'uccisione di migliaia di civili e una guerra non provocata". Non è corretto, continua la lettera, parlare di "espansione" della Nato perché così "si perpetua la giustificazione della guerra indotta dal Cremlino e si ignora la voce democratica degli ucraini che vogliono vivere in pace, liberi dall'invasione russa". Infine si suggerisce di "consultare esperti ucraini" perché gli esperti internazionali sono per la maggior parte "specializzati in Russia ed Europa dell'est".
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