Sospetti dalla Francia: ambientalisti finanziati dai russi di Gazprom per mantenere la dipendenza europea dal gas di Mosca?
Secondo il rapporto di una fondazione parigina, il denaro del colosso russo avrebbe sostenuto per anni le campagne dei gruppi ecologisti contrari al nucleare e al fracking, che avrebbero potuto aumentare l'autonomia energetica del Vecchio continente
Lo shock energetico, con l'impennata dei prezzi della benzina ma ancor prima di quello del gas naturale, ha colpito duramente l'Italia e l'Europa negli ultimi mesi, e in particolar modo lo ha fatto dopo l'inizio dell'invasione russa in Ucraina, facendo emergere con chiarezza quanto il Vecchio continente sia dipendente da Mosca per quanto riguarda le forniture energetiche (soprattutto in alcuni Paesi). Ma ora viene sollevato il sospetto che questa dipendenza sia stata almeno in parte "sostenuta" da Gazprom, colosso russo del gas, che negli anni avrebbe finanziato negli Stati Uniti e in Europa (e più precisamente in Germania e Belgio) movimenti ecologisti contrari all'energia nucleare e all'utilizzo della (comunque controversa) tecnica del fracking in modo da mantenere la dipendenza europea dal gas proveniente dalla Russia.
A sollevare i sospetti sulla possibilità che questi movimenti ambientalisti abbiano esercitato pressioni sui propri governi grazie ai finanziamenti russi è il francese Dominique Reynié, direttore di Fondalpol (Fondazione per l'innovazione politica) che ha da poco pubblicato uno studio dal titolo "Libertà: la sfida del secolo". E in un'intervista televisiva, parlando del report, ha raccontato che "abbiamo trovato finanziamenti di Gazprom in particolare ad alcune Ong ambientaliste che hanno fornito ministri ad alcuni Paesi europei i quali si sono quindi imbarcati in una sorta di restituzione del favore difendendo l'uscita dal nucleare".
L'accusa di Reynié è stata subito ripresa da Contrepoint, una delle più importanti riviste online libertarie francesi, che in un articolo sottolinea come il sospetto sia lecito. Tanto che già nel 2014 l'allora segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, raccontava, citato dal Guardian, di aver "incontrato alleati che possono riferire che la Russia, nell'ambito delle sue sofisticate operazioni di informazione e disinformazione, si è attivamente impegnata con le cosiddette organizzazioni non governative – organizzazioni ambientaliste che lavorano contro il gas di scisto – per mantenere la dipendenza europea dal gas russo importato".
Lo sfruttamento del gas di scisto attraverso il fracking, rileva la rivista, avrebbe infatti "automaticamente ridotto gli acquisti e la dipendenza dell'Europa dal gas russo, in particolare dal suo gigante del gas Gazprom". E lo stesso vale "per il nucleare, che offre agli occidentali un'abbondante fonte di energia che non emette CO2 ed è un'alternativa al gas russo".
Le vie del gas russo verso l'Ue
SU TGCOM24