Tornano a salire i contagi da Covid-19 in ambito scolastico. Dopo quasi due mesi in cui i dati di presenza degli studenti andavano migliorando di settimana in settimana, l’ultimo monitoraggio del Ministero dell’Istruzione ha infatti certificato un’inversione di tendenza. Proprio ora che, con la fine dello stato d’emergenza, a partire da aprile le misure di sicurezza dovrebbero iniziare progressivamente ad allentarsi un po’ dappertutto.
La scuola, ovviamente, non fa eccezione: alcune ipotesi che stanno circolando in questi giorni ci dicono che dal 1° maggio potrebbe cadere l’obbligo delle mascherine in classe. Un segnale fortissimo che confermerebbe l’intenzione di andare verso una graduale normalità. La stessa a cui si è appellato il ministro dell’Istruzione Bianchi nel confermare, con l’ordinanza sugli esami di Stato, il ritorno, seppur con qualche modifica, alle prove pre-pandemia. Tuttavia, come detto, i dati diffusi da Viale Trastevere in merito all’andamento della pandemia nelle scuole, come segnala l’analisi del portale specializzato Skuola.net, inducono quantomeno alla prudenza.
In 1 classe su 12 ci sono alunni in Dad o Ddi
Perché i contagi, complice la comparsa della nuova variante Omicron 2, stanno riprendendo la loro corsa. Due gli indicatori, direttamente correlati con la diffusione del virus tra gli studenti, tenuti sotto controllo per quel che riguarda la scuola: il primo è la percentuale di alunni che hanno frequentato le lezioni in presenza, il secondo il numero di classi in Ddi. Acronimo, quest’ultimo, di Didattica digitale integrata che, rispetto alla Dad, non coinvolge tutti gli alunni della classe, ma solo chi non può recarsi a scuola, come i casi positivi o oggetto di quarantena precauzionale.
Dall’inizio dell’anno solare il Ministero dell’Istruzione pubblica ogni settimana un monitoraggio di questi (e altri) indicatori su base settimanale. Il punto più basso in termini di alunni presenti e classi in Ddi è stato toccato nella settimana compresa dal 17 al 22 gennaio: solo l’81% degli alunni presenti a lezioni e ben il 15,3% della classi in Ddi, ovvero con almeno uno studente collegato a distanza. Al tempo inoltre le classi totalmente in Dad erano il 15,5%.
Da quel momento in poi, la graduale riduzione dei contagi a livello nazionale insieme al cambiamento delle norme sulla quarantena a scuola - entrate in vigore dal 7 febbraio - che, di fatto, hanno notevolmente alleggerito le condizioni in base alle quali scatta l’isolamento. Molti studenti, quindi, sono potuti tornare a scuola e tanti altri hanno evitato le lezioni da remoto, se non strettamente a rischio.
Tuttavia, guai a dare per morto il virus e quindi la didattica a distanza. In concomitanza con l’entrata in scena della nuova variante e una nuova crescita dei contagi si riscontra che nella settimana dal 7 al 12 marzo - l’ultima monitorata - il dato sulla Ddi sia cresciuto di circa un punto percentuale. Si passa così dal 6,7% della settimana dal 28 febbraio al 5 marzo al 7,8% di classi in Ddi in quella successiva. Se a queste aggiungiamo lo 0,1% che si è trovata in Dad, circa 1 classe su 12 è stata interessata da una delle due forme di lezioni da remoto.
Ciò significa che gli alunni che svolgono le lezioni in presenza sono in calo, seppur leggermente: si tratta del 97,10%, mentre erano il 97,5% la settimana precedente. Simile il dato sui docenti: in presenza il 96,8%, ma erano il 97,4% sette giorni prima. Di conseguenza, le classi che sono interamente a scuola sono il 92,10%, circa 1 punto percentuale in meno rispetto ai primi giorni di marzo.
Come anticipato, c’è da osservare che le classi in Dad - cioè che svolgono le lezioni online per tutti gli alunni - sono solo lo 0,1%, esattamente in linea con la settimana precedente e addirittura con percentuale al ribasso rispetto al mese precedente (7 - 12 febbraio), in cui si riscontrava lo 0,3% di classi in Dad. Assetto didattico che riguarda praticamente solo la scuola dell’infanzia dove non è possibile vaccinare gli alunni per evidenti limiti di età.
Al momento, quindi, la situazione va tenuta sotto controllo ma non desta ancora preoccupazione. Ma sappiamo che il virus si muove velocemente e quindi anche i piccoli scostamenti in negativo possono trasformarsi in veloci galoppate verso situazioni più serie.
In Basilicata la situazione più problematica, in Piemonte e Friuli lezioni a distanza quasi assenti
In questa situazione, tuttavia, come sempre vanno evidenziate le differenze tra i vari territori: in Piemonte, ad esempio, c’è stato il 100% delle classi in presenza, di cui solo l’1,4% in Ddi. Anche in Friuli Venezia Giulia dati più che positivi: 100% in presenza e Ddi per l’1,8%. Sono le percentuali più basse di lezioni da remoto in tutto il Paese. In Emilia Romagna, invece, seppure tutte le classi siano presenti a scuola, la Didattica digitale integrata sale al 2,2%. Anche in Veneto situazione simile, con classi che però devono attivare le lezioni online per alcuni alunni nel 3,1% dei casi.
All’opposto, la Basilicata presenta i dati peggiori: il 99,2% sono in presenza - con percentuali di Dad, quindi, allo 0,8%, otto volte superiore alla media nazionale - con Ddi al 7,1%. Presenza al 99,6% in Calabria, dove la Dad è quindi allo 0,4%, di cui ben il 9,6% in Ddi. Percentuali peggiori della media nazionale anche in Molise e Umbria, dove le classi in presenza sono il 99,7%, e in Liguria, Sicilia e Sardegna, dove sono il 99,8%. E anche qui la Ddi è tutt’altro che esaurita, con numeri rispettivamente del 7%, 7,4% e del 4% per Molise, Umbria e Liguria, dell’8,1% per la Sardegna e addirittura dell’11% per la Sicilia.