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Ghostwire Tokyo, un viaggio sovrannaturale in un mondo popolato da fantasmi

Il nuovo videogame di Tango Gameworks sorprende e colpisce grazie a un gameplay divertente e a una rappresentazione fantastica del folklore nipponico

IGN

Sin dalle primissime battute della sua storia paranormale, ci si accorge di come Ghostwire Tokyo sia sostanzialmente differente da tutti gli altri videogiochi che stanno popolando gli scaffali dei negozi nell'ultimo periodo, in particolare quelli che abbracciano l'idea di "open-world", di uno scenario completamente esplorabile. Il nuovo titolo di Tango Gameworks riesce a distinguersi dalla massa proiettandoci all'interno di una rappresentazione non mastodontica della capitale giapponese (qui rivista in chiave sovrannaturale) in cui una nebbia misteriosa ed esiziale ha inghiottito la città, portando alla scomparsa di tutti gli abitanti di Tokyo.

La nuova opera dello studio fondato da Shinji Mikami (storico creatore della saga Resident Evil) cerca infatti di allontanarsi dall'idea ormai abusata di dar vita a un "mondo immenso" da scoprire poco per volta, immergendoci in una città di dimensioni non troppo vaste. L’ambientazione, estendendosi perlopiù in verticale, si rivela ben presto decisamente ricca di cose da fare, si tratti delle numerose missioni principali che compongono una storia articolata su più capitoli, oppure delle tante quest secondarie e attività complementari da portare a termine per riportare la metropoli al suo moderno splendore.

Il team che ha dato i natali alla serie The Evil Within ha ben pensato di arricchire il suo concept con una storia di stampo sovrannaturale, che attinge alla cultura giapponese, nonché ai miti e alle leggende del folklore nipponico, per confezionare un gameplay estremamente carico di citazioni e di riferimenti alla tradizione del Sol Levante, creando meccaniche di gioco soddisfacenti e mettendo in piedi un combat system che si rivela immediatamente divertente, spettacolare e incredibilmente coreografico. Tutti elementi, questi, che rendono Ghostwire Tokyo uno dei videogame certamente più originali dell'ultimo decennio.

AVVOLTA NELLA NEBBIA - La storia del nuovo gioco d'azione di Tango Gameworks ruota tutta attorno alla misteriosa sparizione degli abitanti di Tokyo, in seguito a un evento sovrannaturale che ha portato alla scomparsa dell'intera popolazione e all'arrivo di una minacciosa nebbia, una coltre che ha stretto coi suoi tentacoli oscuri una morsa implacabile sulla città. È qui che entra in gioco il nostro Akito, giovane protagonista che viene salvato in punto di morte dallo spirito di un detective chiamato KK, il quale rivelerà ben presto di essere in grado di manipolare la furia degli elementi grazie a un potere noto come Tessitura Eterea.

Del rapporto tra i due personaggi abbiamo parlato in occasione del primo contatto con Ghostwire Tokyo, ma è nell'evoluzione di questo legame forzatamente simbiotico che ruota tutta la trama della produzione di Tango Gameworks, capace di cucire attorno ai continui scambi tra i due una storia molto interessante, che segue diverse sottotrame fino a raggiungere lo scontro con l'antagonista Hannya, principale responsabile dell'arrivo di un esercito spirituale malvagio tra i vicoli di una Tokyo mortifera e oscura. Sarà compito della strana coppia, per l'appunto, liberare la città dalla piaga che attanaglia i quartieri della capitale, purificando l'oscurità e salvando gli spiriti intrappolati.

Brandendo i poteri di KK, Akito è in grado di scatenare la forza del vento, la devastazione del fuoco e la potenza dell'acqua, alternando varie modalità d'attacco, tutte potenziabili attraverso il classico albero delle abilità diviso in tre categorie differenti. Tra colpi rapidi e mosse caricate, Akito e KK possono così affrontare le aberrazioni che camminano o fluttuano tra le strade di Tokyo fino a estrarne i nuclei, attivando poi una spettacolare animazione che consente di rispedirli al mittente spezzando i fili che ne rendono possibile l'esistenza spirituale nel mondo reale. Una mossa che su PS5 viene accompagnata con estrema efficacia dai grilletti adattivi di DualSense, restituendo una sensazione davvero coinvolgente. 

Ghostwire: Tokyo si mostra in una prima, inquietante galleria

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I poteri derivati dalla fusione tra il corpo di Akito e lo spirito di KK non si esauriscono qui, perché il giocatore sarà in grado di parare gli attacchi avversari, sfruttare una visione eterea per seguire indizi non visibili a occhio nudo (un escamotage che tornerà utile più volte, nel gioco, attraverso una serie di missioni di stampo investigativo) e persino una sorta di levitazione che, per un periodo più o meno esteso a seconda dei potenziamenti sbloccati, consente di muoversi tra i tetti di palazzi e grattacieli per scoprire nuovi segreti, nuovi spiriti da salvare, nuovi oggetti da recuperare o nuovi personaggi con cui interagire per sbloccare missioni secondarie.

UN VIAGGIO NEL FOLKLORE - Il bello di Ghostwire Tokyo è certamente il modo in cui gli sviluppatori hanno omaggiato la cultura e il folklore giapponese per creare delle meccaniche di gioco indubbiamente originali. Come raccontato in sede di anteprima, le classiche bambole di carta Katashiro sono utilizzate per assorbire gli spiriti (da liberare all'interno di speciali cabine telefoniche per ottenere in cambio punti esperienza e denaro), mentre rosari da indossare al braccio per personalizzare il proprio stile di gioco, talismani da usare come "bombe" o diversivi, sigilli da rimuovere emulando dei gesti tramite il Touchpad di DualSense, contribuiscono a rendere interessante a lungo termine un'esperienza di gioco che ti lancia addosso tante (forse troppe) novità in poche, pochissime ore.

Tutto acquista lentamente senso, dai santuari in cui pregare per esprimere dei "desideri" e ottenere dei vantaggi reali nell'esplorazione della mappa, fino ai classici omikuji che offrono bonus (o persino malus!) temporanei ogni volta che ne pescherete uno, alle varie statue presso cui pregare per incrementare il quantitativo di colpi di vento, fuoco o acqua che Akito può sferrare. È chiaro, però, che per far assimilare a dovere tutte le caratteristiche di gameplay che il team di Tango ha studiato per Ghostwire Tokyo, a un certo punto, sia necessario frenare, portando a un repentino calo di ritmo che si vive soprattutto nella parte centrale del racconto, probabilmente quella più debole.

Una porzione in cui il numero di portali Torii (da purificare per liberare Tokyo dalla nebbia oscura) aumenta a dismisura, così come le missioni secondarie che popolano una mappa open-world forse più piccola di tanti altri giochi del genere disponibili sul mercato in questo periodo incredibilmente ricco, ma che compensa con una spiccata verticalità (garantita anche dalla possibilità di "agganciarsi" a yokai volanti) e una densità davvero elevata di attività da completare. Le cose da fare sono davvero tante al di là delle missioni, dai gatti Nekomata a cui riportare oggetti speciali in cambio di denaro (da spendere poi nei supermercati, supervisionati da altri gatti Nekomata) a un branco di Tanuki da recuperare nei vari quartieri della città, ma anche animali da sfamare per ottenere vantaggi e yokai da scovare per accumulare risorse (i magatama) indispensabili per sbloccare le abilità più potenti nei vari skill tree.

Non ci si annoia quasi mai in Ghostwire Tokyo, e quando finalmente la storia ingrana nuovamente la marcia giusta, si procede spediti verso una fase finale dell'avventura che sorprende, stupisce e inganna con illusioni, distorsioni e proiezioni malate della psiche umana. Tra una spiccata propensione per la narrazione paranormale e momenti più tipicamente horror, un genere di cui Tango non sa e non vuole evidentemente fare a meno, l'epopea sovrannaturale di Akito e KK riesce a tenere il giocatore incollato allo schermo per oltre venti ore, richiedendone poco più di quindici per portare a termine la storia senza concentrarsi troppo sul resto, o addirittura il doppio focalizzandosi su ogni singola quest e raccogliendo tutti i collezionabili che è possibile scovare nella rappresentazione oscura e malata della capitale giapponese.

UN GRAN BEL GIOCO - La nuova opera di Tango Gameworks, insomma, rappresenta certamente un netto passo in avanti rispetto ai due giochi precedenti della software house, ma anche un ottimo gioco d'azione per chi adora le atmosfere esoteriche o intende affrontare un bel viaggio alla scoperta dei miti e della tradizione giapponese, complice anche una caratterizzazione splendida di ogni singolo elemento della cultura nipponica che risplende attraverso una sorta di mini enciclopedia da consultare direttamente nel gioco.

A livello tecnico la produzione del team giapponese alterna alti e bassi: a una direzione artistica considerevole risponde una colonna sonora non troppo varia e mai in grado di colpire con composizioni memorabili, pur essendo sempre capace di opprimere e avvolgere il giocatore nella sua inquietante rappresentazione di Tokyo. Graficamente il gioco offre scorci notevoli, ma paga un po' a livello di ottimizzazione dell'hardware a disposizione: nonostante le numerose modalità grafiche disponibili, infatti, Ghostwire Tokyo fatica a mantenere a freno il frame rate e offrire una fluidità ottimale, specialmente quando si decide di ridurre il dettaglio grafico e disattivare il Ray Tracing per ottenere un quantitativo più elevato di fotogrammi per secondo.

Il risultato, infatti, diventa eccessivamente altalenante (al punto che, per soggetti fotosensibili, potrebbe presentarsi un rischio minimo di motion sickness) e vanifica parzialmente la strepitosa cura da parte degli sviluppatori nel sistema di animazioni, che passa non soltanto dai gesti che il protagonista utilizza per le varie tecniche di Tessitura Eterea o per rimuovere i sigilli, ma anche per i movimenti di nemici, yokai, oni e le decine di creature in cui ci si imbatte nel corso dell'avventura. Il nostro consiglio è di prediligere la modalità Prestazioni, ridimensionando in parte la bellezza del comparto grafico per ottenere una fluidità più stabile.

Così facendo, sarete in grado di godervi al meglio il nuovo gioco d'azione in soggettiva prodotto da Bethesda, che nonostante la recente acquisizione da parte di Microsoft, si prepara a lanciare il secondo titolo in esclusiva temporale per PS5 dopo il soddisfacente Deathloop: per il colosso del Maryland è l'ennesimo centro, mentre per il team capitanato da Shinji Mikami si tratta dell'inizio di un nuovo corso che potrebbe portare a un futuro decisamente radioso.


Come lo abbiamo giocato

Abbiamo trascorso oltre quindici ore tra le strade di Tokyo, affrontando prettamente la storyline principale, ma dilettandoci di tanto in tanto nella raccolta di spiriti, nella purificazione dei portali Torii e nel completamento delle missioni secondarie presenti nei vari quartieri della città, provando il gioco su PlayStation 5 rigorosamente in modalità prestazioni. Da segnalare la presenza di un buon doppiaggio in italiano, da alternare a quello giapponese (per i puristi), e numerose modalità grafiche che consentono di adattare l'esperienza ai propri gusti, attivando o disattivando il Ray Tracing o sbloccando il frame rate per rendere più frenetico (ma meno fluide, in alcuni casi) le sequenze d'azione. Ottimo, infine, l'uso del controller DualSense, che oltre a sottolineare con delle piccole microvibrazioni l'incessante ticchettio della pioggia, riesce a restituire sensazioni incredibilmente coinvolgenti ogni volta che si combatte (merito dell'ottimo mix tra grilletti adattivi, feedback aptico e suoni riprodotti dall'altoparlante) o si affrontano sequenze in cui i due protagonisti sono proiettati in una vera e propria dimensione esoterica folle e oscura.


Può piacere a chi…
… ama i giochi con scenari esplorabili, ma non troppo vasti
… cerca un sistema di combattimento divertente e stimolante
… adora la cultura giapponese e il suo ricco folklore

Potrebbe deludere chi…
… non ama particolarmente le storie paranormali
… sperava in un open world più in linea con quelli moderni, enormi e pieni di attività collaterali
… non gradisce particolarmente miti e leggende della storia nipponica

Ghostwire Tokyo è un gioco consigliato ai maggiori di 12 anni.
 

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