USCITO IL 18 MARZO

Mr Rain presenta il nuovo album "Fragile": "Ho imparato a convivere con le mie fragilità"

Terzo album ufficiale dell'artista di Desenzano del Garda, che a Tgcom24 racconta: "Ho riscoperto il divertimento sincero di fare musica"

di Antonella Fagà

© Ufficio stampa

A poco più di un anno di distanza dal suo ultimo lavoro discografico "Petrichor" e da hit di successo come "Fiori di Chernobyl", tra le canzoni più ascoltate del 2020, Mr Rain (vero nome Mattia Balardi) presenta il suo terzo album ufficiale "Fragile", anticipato dal brano "Cisalide" (uscito il 4 marzo). "Nato in poco tempo dalla fame di musica", come racconta lo stesso artista a Tgcom24, il disco scritto e auto prodotto da Mr Rain, contiene 10 tracce tra cui una, "Neve di Marte", in collaborazione con Annalisa.

Un album in cui il giovane cantautore si mette a nudo, ancora una volta, senza filtri e "senza vergogna", mostrando le sue fragilità, non più ostacoli sul suo cammino, bensì potenzialità e forza per trovare il proprio posto nel mondo e affrontarlo.
E di fragilità e debolezze, soprattutto in un momento difficile come questo, in cui due anni e mezzo di pandemia e una guerra, incomprensibile, così vicina a noi, hanno reso ancora più instabili gli equilibri di ognuno, Mr Rain ha parlato in un liceo nel quale ha presentato il suo album. 

Un album nato in poco tempo... quasi da un'urgenza?

"Fragile" è nato da un insieme di cose. Più che da un'urgenza, dalla fame di musica che avevo, dalla voglia di sperimentare. Rispetto a "Petrichor" che è molto cupo, volevo riappropriarmi del gusto di fare musica per divertimento senza pensarci tropo. E così è stato. Avevo già scritto "Crisalide" e "Neve su Marte" sono andato in studio per fare delle session. Ci sono rimasto tre giorni, dormendo qualche ora di notte, e ho fatto le bozze di tutte le canzoni. Un po' di strumentali le avevo, altre sono venute dopo. Mi sono divertito, sono uscito dalla mia comfort zone e ho sperimentato. Ed è stato bellissimo

E... qual era la tua comfort zone?
Con "Fragile" ho scoperto questa ennesima visione di me... che mi piace molto. Ho ritrovato il divertimento sincero di fare musica. Non che non mi fossi mai divertito, fare musica è e resta un modo terapeutico di dire le cose che ho dentro. Ma ho recuperato la gioia e la spensieratezza nello scrivere e fare musica che avevo all'inizio. E questo mi ha portato a crescere sia come autore sia come produttore... a fare un passo successivo, oltre la comfort zone. 

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"Fragile" nasce comunque ancora dalla voglia di raccontarti. Hai superato i dissidi interiori di cui hai parlato nei precedenti album?  

Non del tutto. La canzone "Crisalide", che fa da ponte, è ancora cupa, le altre invece sono state scritte più di petto, senza stare a rifletterci molto. Non succedeva da tempo. Ad esempio "Fiori di Chernobyl" l'ho riscritta più e più volte, perché fosse perfetta, e anche "Crisalide". Gli altri brani in questo album invece sono più spontanei e diretti, così come venivano... dalla pancia.

Non più leggere però, perché i temi restano ancora molto intimi... 

Sì è vero sono ancora nel mood intimista, ma ne parlo in modo diverso. In questo album ho cercato di scrivere ciò che ho dentro senza vergognarmene, ho scritto mostrando le mie fragilità

Cosa vuol dire essere fragili?
Da quando ero ragazzino è come se mi fossi costruito un'armatura dentro alla quale ho tenuto nascosto il vero me stesso, e poi mostravo agli altri una versione impoverita di me. Io sono sempre stato introverso e chiuso. Se devo parlare con qualcuno scrivo una canzone ,per dire come mi sento e cosa provo in quel momento. Con questo disco ho imparato la spontaneità e tutti i miei momenti più intimi sono usciti senza filtri, senza vergognarmi. E questo è stato come un processo di crescita, mi ha fatto capire che si può convivere con le proprie fragilità, accettarle e sfruttarle come punti di forza.
Credo sia importantissimo non nascondere a se stessi le proprie debolezze e averlo imparato mi fa vivere più in pace con me stesso

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Anche dal punto di vista musicale sembri uscito dalla comfort zone, è vero?
E' il mio disco più vario soprattutto per le sonorità. Quasi la totalità dei brani sono suonati da musicisti. Prima usavo prevalentemente software e tastiera. Per questo disco la priorità è stata avere un suono organico e caldo e quindi ci sono archi, chitarre, pianoforte... Questo è uno scalino in più nel mio percorso di maturità artistica

Hai previsto un tour per l'estate?
Certo, sia per l'estate sia per l'inverno, dobbiamo anche recuperare le date di "Petrichor", che a causa della pandemia sono saltate. E sul palco avrò i musicisti, un piano, qualche arco forse e poi chitarra,  batteria e dj. Non vedo l'ora.

In questa fase della tua vita in cui ti senti più sereno ti consideri ancora un artista fuori dal coro, controcorrente?
Sì perché continuo a non seguire nessun trend, ascolto molta musica ma non mi lascio influenzare da quello che va in questo momento. Faccio solo quello che mi sento e credo per questo io vengo ancora percepito come un "esterno"

L'ultimo brano della track list "Aria" lo definisci "uno sguardo sul futuro"...
Soprattutto nel ritornello c'è davvero un Mr Rain completamente diverso e per questo la canzone è l'ultima, è una sorta di promessa per quello che verrà

E cosa verrà?
Ora che ho scoperto di poter uscire dalla comfort zone continuerò a sperimentare a fare cose diverse, mantenendo alcune radici naturalmente, come quelle di "Chernoby", ma darò priorità alla spontaneità. Mi sento come se volessi saltare nel vuoto.
Sto già pensando al prossimo album, dopo "Petrichol" l'idea di strutturare un nuovo disco mi spaventava, dopo questo invece sono carico e ho voglia e non vedo l'ora di tornare in studio e sperimentare e divertirmi 

Quindi sei pronto per X Factor o per Sanremo?
X Fator da concorrente no, da giudice mi piacerebbe e anche Sanremo, assolutamente sì... per portare un po' di musica controcorrente su quel palco.