Russia e Ucraina potrebbero trovare un compromesso per porre fine alla guerra? Nei colloqui in corso si sta ragionando sulle garanzie di neutralità che Kiev potrebbe offrire per fermare l'invasione russa. Il modello austriaco sembra al momento l'unica via percorribile: una neutralità perpetua che Vienna avrebbe sancito in costituzione già nel 1955. La neutralità dell'Ucraina secondo un modello svedese o austriaco si tradurrebbe in uno status paragonabile a quello dei due Paesi europei, non allineati militarmente ma ancorati alla sfera geopolitica occidentale.
Lo status neutrale per Kiev viene "seriamente considerato" da Mosca, secondo il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. La replica di Kiev non si è fatta attendere: "L'Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto non può aderire al modello di neutralità della Svezia o dell'Austria ma ci può essere solo un modello ucraino e solo su garanzie di sicurezza verificate legalmente. E nessun altro modello od opzione". Kiev ha spiegato che nel proporre il modello ucraino intende "garanzie di sicurezza assoluta" in cui "i firmatari delle garanzie non si facciano da parte in caso di attacco all'Ucraina, come oggi. Ma partecipino attivamente al conflitto a fianco dell'Ucraina e assicurino ufficialmente forniture immediate della quantità necessaria di armi".
Il modello austriaco - La Costituzione austriaca, dal 26 ottobre 1955, sancisce la cosiddetta "neutralità perpetua" del Paese. Grazie a quest'atto volontario l'Austria riesce a liberarsi dalle potenze che ne avevano preso il controllo dopo la Seconda guerra mondiale e cede alle pressioni dell’Unione sovietica precludendosi l'accesso alla Nato. Nonostante questa scelta, da più di vent'anni collabora ad alcune missioni di "peacekeeping" nell’ambito della Partnership per la pace, contando su un esercito di 106.600 soldati. La sua condizione, inoltre, non le ha impedito di entrare a far parte dell’Unione europea. Nel 1995 entrarono nella Ue tre Paesi neutrali del Vecchio Continente: Svezia, Finlandia e Austria. Gli ucraini potrebbero puntare su "un'applicazione estensiva del modello Austria". Dunque un'associazione alla Nato, senza diventarne membro. Proseguirebbe inoltre il percorso verso l'Unione europea, con tempi e procedure che non prevedono forzature, rinuncerebbe ad armamenti stranieri sul proprio territorio, che siano percepiti come una minaccia dalla Russia, ma con la possibilità di avere un proprio esercito e una propria flotta. Eventualità e scenari che però dovrebbero essere sottoposte ad alcune condizioni. La comunità internazionale dovrebbe infatti essere garante della piena sovranità dell'Ucraina. E vincoli e condizioni dovrebbero poi essere pienamente accettati da Mosca. Tra questi, il riconoscimento della sovranità dello Stato, con Kiev capitale, e lo sbocco sul mare.
70 anni fa l'Austria scelse la neutralità - Alla fine della Seconda guerra mondiale, con la sconfitta di Germania e Austria, Vienna aveva davanti a sé cinque strade possibili: diventare una democrazia popolare dominata dall'Unione sovietica; entrare nella Nato; sottoporsi a una divisione tra Ovest ed Est; accettare un'occupazione permanente; dichiarare una neutralità perpetua. A prevalere fu quest'ultima opzione, l'unica realisticamente praticabile. La dichiarazione della neutralità perpetua fu così sancita con la Costituzione del 1955 e trasformò l'Austria in una sorta di Stato cuscinetto tra l'Europa dell'Est e l'Occidente. La decisione fu accettata anche da Mosca, che di conseguenza ritirò le sue truppe e chiese in cambio concessioni economiche e garanzie da parte di Vienna. Una su tutte: la non adesione a un'alleanza militare.
Il modello svedese - La Svezia, invece, quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, era neutrale da più di un secolo, dalla fine delle guerre napoleoniche, e non prese parte al conflitto anche se nella prima fase concesse alcune facilitazioni logistiche alla Germania e in seguito, a partire dal 1944, agli Alleati. Una posizione ribadita nel 1949 quando Stoccolma si rifiutò di entrare nella Nato. Secondo il diritto internazionale, la Svezia si è impegnata a una "neutralità convenzionale" e quindi non a una neutralità permanente. Come membro dell'Unione europea è tra i promotori di un'intensificazione della politica comunitaria di difesa e sicurezza e le truppe svedesi - assieme a quelle finlandesi, norvegesi, estoni e irlandesi - partecipano al battaglione nordico. A partire dal 2015, a seguito dell'attivismo militare russo, sono state aumentate le spese militari ed è stato rafforzato il dispositivo a difesa della strategica isola di Gotland, nel mar Baltico. La Svezia dispone di 334.550 soldati e a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina ha riaperto il dibattito sull'adesione all'Alleanza, anche a seguito dell'invio di armi a Kiev.
La "via finlandese" che non piace al Cremlino - Escluso almeno per il momento sembrerebbe il modello finlandese. La Finlandia, infatti, ha sì scelto la neutralità durante la Guerra Fredda, ma non ha mai deciso di metterla nero su bianco, emanando una legge apposita. Una decisione che lascia al Paese la libertà di aderire un giorno a qualsiasi alleanza, compresa la Nato. Una strada che, semmai dovesse realizzarsi, sarebbe totalmente inaccettabile per Mosca. Tanto più che la Federazione russa già oggi non vede di buon occhio la partecipazione di Finlandia e Svezia ai vertici dell'Alleanza atlantica come Paesi osservatori. Tra l'altro, proprio nelle ultime settimane a Helsinki è in corso una profonda riflessione legata all'aggressività di Vladimir Putin. E il quadro storico mutato potrebbe condurre il governo finlandese ad abbandonare lo status di Paese neutrale e a entrare nella Nato.
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