È una Tokyo oscura, misteriosa, avvolta in una nebbia minacciosa e incessante quella che caratterizza il nuovo gioco di Tango Gameworks, Ghostwire Tokyo, in arrivo il 25 marzo su PC e PS5. Allonantandosi dal genere abituale dei survival horror, lo studio giapponese ha deciso di mettersi alla prova con un videogioco d'azione capace di esprimere il concetto di "paura" in un modo tutto nuovo. Il risultato, dopo una prova dei primi due capitoli dell'avventura finale, è certamente promettente.
La nuova opera del team capitanato dal papà di Resident Evil, il leggendario Shinji Mikami, decide dunque di distaccarsi dai titoli passati (The Evil Within, lanciato nel 2014, e il suo sequel The Evil Within 2, arrivato tre anni più tardi) per raccontare una storia incredibilmente densa di elementi sovrannaturali e di riferimenti al folklore giapponese. Lo fa spostando la prospettiva, che passa dalle spalle del protagonista a una visuale in soggettiva, e abbracciando una natura più marcatamente votata all'azione e al paranormale, donando all'eroe principale una serie di poteri speciali con cui difendersi da misteriosi spiriti e creature oscure che hanno invaso la capitale nipponica.
UNA CITTÀ DI FANTASMI - Già, perché la Tokyo che dà il nome al nuovo progetto di Tango Gameworks è stata colpita da una misteriosa nebbia che ha letteralmente risucchiato tutti gli abitanti della città, a eccezione del giovane Akito, il quale in punto di morte viene salvato da uno spettro che invade il suo corpo. Si tratta di KK, un detective passato a miglior vita mentre cercava di ostacolare la forza oscura artefice della sparizione di migliaia d'innocenti, e che punta a ottenere una nuova chance fondendosi con Akito, offrendo al giovane (e di conseguenza, al giocatore) le sue abilità sovrannaturali: un set di poteri da utilizzare con dei gesti che ricordano particolarmente i Nove Tagli.
Vento, fuoco e acqua diventano dunque colpi per attaccare dalla distanza, bombe con cui ostacolare l'ascesa degli avversari, lame per affettare gli spettri che popolano le strade (altrimenti deserte) di Tokyo. Il nuovo videogame prodotto da Bethesda e lanciato in esclusiva temporale sulla console ammiraglia di Sony (oltre alla versione PC) ci butta immediatamente nell'azione, portandoci a investigare sulla sparizione dei cittadini giapponesi introducendo nelle prime due o tre ore una schiera di elementi, di novità, di missioni principali e secondarie.
Oltre ai succitati poteri offensivi, Akito impara così a difendersi dalle numerose insidie che ostacolano il suo cammino, scoprendo persino come sfruttare i celebri "yokai" per compiere balzi prodigiosi e utilizzare una sorta di forma eterea per muoversi in volo, saltando da un palazzo all'altro senza particolari sforzi. Tutti questi elementi si fondono dunque in un gameplay che diventa ben presto magnetico, grazie all'ottima applicazione degli effetti del controller DualSense di PS5 che, grazie ai grilletti adattivi e al solito feedback aptico, riesce a enfatizzare ogni singola azione, ogni singolo gesto, ogni singolo colpo inflitto dal personaggio principale.
UN TUFFO NELLA MITOLOGIA GIAPPONESE - A questi elementi più votati all'azione si sommano poi tante altre meccaniche che rendono la nuova produzione di Tango Gameworks più completa, più varia, più "strana" e, se vogliamo, davvero bizzarra. Con la pressione di un tasto, Akito e KK possono attivare una sorta di "modalità detective", una visione spettrale che consente di scoprire la presenza di oggetti nascosti, punti d'interesse e vari elementi con cui interagire per progredire nelle missioni o eliminare la corruzione che avvolge la città di Tokyo.
Allo stesso modo, il giocatore può purificare alcune aree della città dalla nebbia che gli impedisce di esplorare liberamente i vari quartieri che compongono l'open world (che, nelle prime ore di gioco, sembra comunque più contenuto e lineare rispetto a produzioni di più ampio respiro come i recenti Horizon Forbidden West ed Elden Ring), oppure sfruttare una serie di gesti (da replicare sfruttando il Touchpad di DualSense, oppure lo stick analogico destro) per rimuovere dei sigilli sovrannaturali che impediscono l'accesso a una stanza, a un edificio, a una porta Torii.
Insomma, bastano poche ore per "innamorarsi" del concept così particolare messo in piedi dagli sviluppatori di Tango Gameworks, che pescando a piene mani dalla mitologia nipponica, dal folklore, da racconti popolari e leggende urbane, riesce a trasformare praticamente ogni cosa in una meccanica di gioco. Un esempio lampante risiede nei Katashiro, oggetti utilizzati nei rituali giapponesi che qui possono essere acquisiti dal protagonista per "assorbire" le anime dei poveri cittadini di Tokyo scomparsi a causa della nebbia, nel tentativo di salvarli una volta che la minaccia dei Visitatori, l'esercito guidato dal misterioso antagonista Hannya, sarà finalmente debellata.
Non mancano poi le creature yokai, spesso protagoniste di missioni secondarie che donano oggetti esclusivi o nuove abilità al giocatore, e tanti altri elementi fortemente legati alla cultura nipponica che, in questo caso, vengono declinati in salsa paranormale per dar vita a una rappresentazione davvero originale e misteriosa di Tokyo. Resta da capire, però, in che modo il gioco continuerà a cambiare faccia nel corso della storia, perché se è vero che gli elementi introdotti nelle prime ore di gioco hanno messo davvero tanta carne al fuoco, si corre il rischio di aver messo sul piatto fin troppi elementi in un tempo relativamente modesto.
È presto per dire se l'avventura di Akito e KK sarà in grado di mantenere questa originalità e freschezza anche nella porzione restante che ci separa dai titoli di coda, ma di certo le premesse per trovarci di fronte all'ennesima produzione di rilievo in un anno a dir poco fenomenale per l'industria dei videogame ci sono tutte.