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Le ripercussioni delle guerre sull’ambiente  

Le conseguenze ambientali dei conflitti non sono da sottovalutare

Pixabay

Il conflitto in Ucraina, il dramma delle vite spezzate, delle città distrutte, di quella popolazione che deve abbandonare le proprie case. Profughi a centinaia di migliaia, una crisi umanitaria dal prezzo altissimo con ripercussioni che portano una parte del mondo che si ritiene evoluta a fare un pericoloso passo indietro.

Non si possono ignorare, ed è anzi importante toccare tutti gli aspetti di questo terribile momento storico, perché le ripercussioni sull’ambiente su quanto stanno facendo le nazioni per mettere in atto l’indispensabile transizione ecologica non sono di poco conto. È facile capire che una guerra ha sempre un impatto negativo sull’ambiente: nella guerra del Vietnam, per esempio, vennero distrutti 6000 km² di foreste per permettere gli addestramenti nella giungla. Oggi, durante i conflitti le emissioni di gas che alterano il clima e i danni agli ecosistemi dei territori coinvolti aumentano di parecchio e c’è uno sperpero di preziose materie prime.

Per quanto riguarda il capitolo energia la dipendenza dalla Russia di tutti i Paesi europei con i prezzi di petrolio e gas alle stelle comporta aumenti di spesa che rischiano di diventare insostenibili. La riattivazione delle centrali elettriche alimentate a carbone diventerebbe una retromarcia ecologica molto dannosa. Delle sette centrali a carbone che abbiamo in Italia, solo una è del tutto chiusa, in altre si brucia anche biomassa. Il termine di riconversione fissato per il 2025 potrebbe quindi slittare con le conseguenze immaginabili. Ma non è solo questione di stare al caldo e fare rifornimento, Russia e Ucraina sono infatti anche i granai del pianeta, rispettivamente primo e terzo esportatore al mondo di cereali i cui prezzi stanno schizzando verso l’alto. L’Italia e altri paesi europei importano ben il 50% del loro fabbisogno.

Sommando tutti i fattori una profonda crisi socio-economica e di conseguenza anche ambientale non è da sottovalutare e questo non agevolerebbe le iniziative che hanno come scopo quello di arrivare al traguardo più importante, la pace.

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