Altro che bigliettini scritti a mano e affidati a qualche "compare". Un pericoloso boss britannico si sarebbe servito del social network "Facebook" per veicolare a una rete di oltre cinquecento "amici" i propri messaggi minatori. "Un giorno tornerò a casa e non vedo l'ora di guardare negli occhi certa gente e leggervi la loro paura nel vedermi", scrive Colin Gunn in uno di essi. Imbarazzo fra i vertici della Long Lartin Prison, Worcestershire.
Lo scandalo di Gunn, mandante dell'esecuzione di una coppia di anziani e condannato a 35 anni di carcere, è stato denunciato dal Sunday Times. L'uomo avrebbe ottenuto il permesso di aprire la pagina Facebook dalle autorità carcerarie, sostenendo che era un suo diritto. Secondo il domenicale, i funzionari della Long Lartin Prison avrebbero acconsentito nel timore che il gangster potesse denunciarli per violazione dei diritti umani.
La pagina Facebook - con la foto del muscoloso e corpulento Gunn appoggiato al cofano di un'auto rossa - e' stata tuttavia chiusa dopo che il Sunday Times ha lanciato l'allarme. In uno dei messaggi inviati dal 42enne 'padrino di Nottingham' e riportati dal domenicale, si legge: "E' bello potervi dire come sto, alcuni di voi devono aspettarsi una vendetta, alcuni mi hanno tradito malamente, i loro nomi verranno fuori e saranno umiliati, gli infami''.
Il ministro della Giustizia Jack Straw ha promesso di combattere l'utilizzo di Facebook tra i detenuti. Il suo ministero ha sottolineato inoltre che i siti sociali sarebbero in realtà vietati in prigione e che Gunn non ha ricevuto alcun permesso di aprire la pagina. Il suo caso tuttavia non e isolato: la scorsa settimana, il Sun ha rivelato che un adolescente incarcerato per aver ucciso a coltellate un altro ragazzo utilizzava la sua pagina Facebook dal carcere per insultare e schernire i famigliari della sua vittima.