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La ricarica wireless delle Volvo elettriche e la stizza di Audi per il giubbotto di Salvini

Nella settimana dei motori anche lʼarrivo sui mercati europei delle auto vietnamite VinFast, con design italiano firmato Pininfarina

Ufficio stampa

Cʼè una remora, forse un pregiudizio, allʼacquisto di auto elettriche da parte del pubblico più abitudinario, più conservatore. Quella di dover ricaricare lʼauto e, se ci dimentichiamo di farlo, al mattino la troviamo scarica come lo smartphone che abbiamo scordato di attaccare alla presa… E allora via di corsa a prendersi un caricabatterie qualsiasi (“No, quello è mio!”, urlerà un familiare alle prese con lo stesso problema), che poi non è adatto e conseguente giornata dʼinferno col telefonino muto.

Lʼansia da ricarica è uno dei tormenti dellʼuomo contemporaneo. Viviamo tra fili e cavi, prese e powerbank, spine e… quante spine! Abbiamo tutto da ricaricare: il tablet, il pc portatile, il monopattino, la torcia perché volevamo salire in solaio a riporre vecchie cose, e ora anche la macchina! Guai a non farlo nel box di casa, perché fuori nel mondo ostile le colonnine sono poche, costose e sempre occupate. E poi cʼè quel cavo ingombrante che si prende un terzo di bagagliaio! Ma una soluzione, unʼancora di salvataggio, ci arriva ora da Volvo, che sta testando la ricarica wireless dei veicoli elettrici. I taxi di Göteborg potranno accedere a unʼarea ‒ la Green City Zone ‒ dove le stazioni di ricarica sono sullʼasfalto, incassate nel manto stradale. Il guidatore piazza il veicolo su una piattaforma e la ricarica wireless parte in automatico, senza neanche che scenda dallʼauto. Una rosa (anzi una presa) senza spine.

Passaggi ad Oriente ‒ Nei giorni scorsi lʼAniasa, lʼassociazione delle imprese di autonoleggio, ha lanciato lʼallarme sullʼarrivo in Europa di auto cinesi, in sostituzione di quelle occidentali che scarseggiano a causa della crisi nelle forniture di microchip. E se arrivano, dice lʼAniasa, non se ne vanno più! Come del resto giapponesi e coreani dimostrano. Ma lʼOriente dellʼauto ha anche altre frecce nellʼarco, i vietnamiti di VinFast ad esempio, prossimi a entrare nei mercati europei a metà 2022. Con lungimiranza si sono affidati a Pininfarina per disegnare modelli moderni e piacenti al gusto europeo, come i grandi Suv VF8 e VF9, entrambi al 100% elettrici e con un enorme touch screen interno da 15,6 pollici ad alta risoluzione. Se sfonderanno dipenderà anche dai volumi che arriveranno, ma di certo uno sguardo curioso ai nuovi modelli by Pininfarina Design lo gettiamo volentieri. Italian Style in the World.

Le nuove VinFast VF8 e VF9

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Italy Photo Press

Il giubbotto di Salvini ‒ Lʼaplomb sassone non difetta ad Audi, costretta suo malgrado a prendere le distanze da politici che, come piloti di Formula 1, indossano con eccessiva leggerezza capi di abbigliamento zeppi di brand. E se la malaccorta vestizione capita in merito alla guerra in Ucraina, si capisce bene come un brand storca il muso. Senza mai citare Salvini, criticato in Polonia per le sue magliette col faccione di Putin, Audi Italia ha diramato una nota ufficiale in cui, traducendo dal burocratese, “ si dissocia dalle esternazioni, passate, presenti o future di una rappresentanza politica italiana, in piena adesione alle regole di compliance del Gruppo Volkswagen che impediscono qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche”. E con fermezza rimarca “ lʼassoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.

Il punto è che su felpe, T-shirt e lʼabbigliamento anticonformista, il leader della Lega ha costruito parte del suo personaggio, quasi caricaturale (ricordate i berretti pro Trump?), mentre invece i giubbotti super sponsorizzati degli sportivi sono una roba seria! Vestire gli ignudi, ma svestire i politici.

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