DAL CLASSICO AL CLUB

Hu e la bellezza dei "Numeri primi": "Siamo tutti unici e irripetibili, mai sbagliati"

La cantautrice ha pubblicato il suo album che è un vero proprio viaggio stilistico ed emozionale. Tgcom24 ne ha parlato con lei

di Massimo Longoni

© Hu

L'abbiamo vista sul palco di Sanremo in coppia con Highsnob presentare "Abbi cura di te". Ora Hu, al secolo Federica Ferracuti, si presenta da sola per "Numeri primi". Un album che lei definisce un viaggio: sonoro, passando dal pop classico all'elettronica da club. Ma anche emotivo, alla ricerca della propria unicità. "Per molto tempo mi sono sentita dire che non andavo bene. Mi sentivo sbagliata, mi sentivo non abbastanza - spiega a Tgcom24 -. Poi ho cambiato atteggiamento: sono una persona, e come tutti sono unica e irripetibile. Vivo una volta sola e voglio vivere al massimo".

Classe '94, Federica Ferracuti canta, scrive, suona e produce le sue canzoni e il suo mondo musicale è davvero a 360 gradi. Formatasi musicalmente con studi di chitarra jazz, già giovanissima ha iniziato ad allargare le proprie coordinate passando dal pianoforte al basso e poi al violoncello. Fino all'incontro con l'elettronica e persino al punk con i primi gruppi con cui ha iniziato a esibirsi nei locali. Hu nasce nel 2020 e da quel momento il suo percorso prende una svolta decisiva. "Numeri primi" racchiude un po' tutto quello che ha affrontato fino a oggi ponendo allo stesso tempo le basi per il futuro: una sorta di primo episodio con un finale aperto di una saga musicale.  

Partiamo da Sanremo: a distanza di un mese come giudichi quell'esperienza?

La giudico un’esperienza meravigliosa. Ho vissuto tutto quello che poteva essere il Festival, dalle interviste agli incontri possibili, Covid permettendo. Ho fatto tutto quello che sognavo di fare. Ancora oggi mi porto dietro la scia positiva che mi ha regalato. E' un'esperienza che ti forma come artista e come persona, ti fa crescere tantissimo. Dico sempre che è una di quelle cose che gli artisti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.

Nel brano che apre l'album e che gli dà il titolo parli del concetto di numeri primi, che può essere visto sia in negativo che in positivo: sentirsi diversi o sbagliati oppure unici e irripetibili.

Io mi sono sentita dire che non andavo bene per moltissimo tempo. Mi sentivo sbagliata, mi sentivo non abbastanza. Mi dicevano che dovevo fare un certo tipo di musica o apparire in modo diverso. E quindi ho sempre fatto delle cose come se dovessi mettere delle toppe. A un certo punto mi sono detta che dovevo fare delle cose che mi facevano stare bene e di cui essere orgogliosa. Sono una persona, e come tutti sono unica e irripetibile. Vivo una volta sola e voglio vivere al massimo. Questa consapevolezza mi ha fatto rinascere. Anzi, in un certo senso rinasco tutti i giorni. Mi dico sempre che devo essere onesta rispetto a ciò che mi circonda e fare del bene. Siamo tutti numeri primi, unici, irripetibili.

In quanto tempo sono nate le canzoni del disco?

Le canzoni del disco ribollivano dentro di me da diversi mesi. In mezzo ci sono stati due tour estivi e le ho lasciate lì a sedimentare. Tutte le cose hanno bisogno del giusto tempo per evolvere e maturare. Essere troppo impulsivi è un rischio: a volte può andare bene, altre può portarti al disastro. Perché non ha consapevolezza di quello che fai. Le canzoni le ho finite in due settimane. Le ho registrate ed editate a fine dicembre.

Tu canti, suoni e produci. Quanto c'è di tuo in "Numeri primi"?

In questo disco i brani sono stati il frutto del lavoro di un team. Io ho coordinato ma è stato un lavoro di squadra: Andrea Andro Mariano dei Negramaro, Tom Beaver e Michael Tenisci. A parte che mi piace lavorare con altri, c’è uno scambio di idee che ti fa crescere. E poi il sapere produrre è qualcosa che mi arricchisce ma non la voglio estremizzare al punto da voler fare tutto da sola a ogni costo. È una cosa che puoi fare quando hai raggiunto una certa maturità. 

Hai fatto cenno al fatto che per un certo periodo la gente pretendeva da te che facessi un determinato tipo di musica. Come sei arrivata alle sonorità di "Numeri primi"?

Sono passata attraverso tante cose. L’ho fatto un po’ per curiosità e un po’ per capire le dinamiche emotive e tecniche che ci sono dietro a diverse forme musicali. Con “Numeri primi” ho voluto fare un album che mettesse insieme quello che ho fatto finora: dentro c’è molto pianoforte, ci sono delle progressioni armoniche che non sono propriamente pop. Però ho cercato di metterle in una chiave che rendesse semplice comunicare una cosa che alla base è complessa. Volevo fare un disco che suonasse diverso da qualsiasi altro artista. 

Il brano forse più sorprendete è "La versione migliore di noi", che chiude il disco con un'immersione nel clubbing.

Alla fine questo album è una sorta di viaggio, un percorso: parte neoclassico e finisce super club. Questa è la ragione per cui il prossimo disco che farò mi avvicinerò sempre di più al club. È la mia indole ed è qualcosa, che pur stando all’interno del genere italiano, sta emergendo. Però per arrivare a quello servivano degli step intermedi.    

Questo percorso corrisponde anche al modo in cui le canzoni sono nate o la composizione ha avuto un ordine sparso?

Sono nate in maniera sparsa. Per assurdo “Numeri primi” è stata una delle ultime tracce scritte. Quella e “La versione migliore di noi” sono le canzoni per me più significative, perché sono due opposti e chiudono il cerchio di cui volevo parlare. Volevo che questo disco fosse nudo, senza troppe sovrastrutture.

Che rapporto c'è tra Hu e Federica?

Hu e Federica coincidono ma Hu potrebbe essere chiunque. Io sono Hu ma potrebbe esserlo chiunque ascolta, si immerge, percepisce e vive quello che scrivo.

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