arrivederci mosca: la lista si allunga

Coca-Cola e Pepsi, McDonald's e Starbucks: i colossi americani fermano le attività in Russia

Anche i big della birra e la Sony hanno deciso di fermare le vendite a Mosca: basta PlayStation

Si allunga la lista delle aziende (soprattutto americane), tutte di primissimo piano, che hanno deciso di sospendere le proprie attività in Russia a causa della decisione di Putin di invadere l'Ucraina. La guerra dura ormai da due settimane e, nonostante le trattative per la tregua proseguano (oggi l'incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi in Turchia), la fine del conflitto sembra lontana. Ecco quindi che la lista dei "colossi" decisi ad abbandonare Mosca si allunga di giorno in giorno. Gli ultimi non meritano presentazioni: si tratta di Coca-Cola, Pepsi, McDonald's e Starbucks.

Coca-Cola ha così motivato la sua decisione: ''I nostri cuori sono vicini alle persone che stanno subendo gli effetti inconcepibili di questi tragici eventi in Ucraina''. ''Continueremo a monitorare e valutare la situazione - si legge in una nota - man mano che le circostanze si evolvono''.

Poco dopo è arrivato anche l'annuncio di Pepsi. Il colosso sospenderà tutte le vendite in Russia, oltre agli investimenti di capitale, la pubblicità e le attività promozionali. L'azienda interromperà anche le operazioni in Ucraina per consentire ai dipendenti di cercare sicurezza mentre la guerra si intensifica nel Paese. Il Ceo Ramon Laguarta ricorda che la PepsiCo "opera in Russia da più di 60 anni. Era entrata nel mercato al culmine della Guerra Fredda contribuendo a creare un terreno comune tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Tuttavia, visti gli orribili eventi accaduti in Ucraina, annunciamo la sospensione della vendita di Pepsi-Cola e dei nostri marchi globali di bevande in Russia, tra cui 7Up e Mirinda. Sospenderemo inoltre gli investimenti di capitale e tutte le attività pubblicitarie e promozionali in Russia'', si legge in una nota.

Come detto, anche Starbucks ha annunciato che verranno sospese tutte le sue attività commerciali in Russia, compresa la spedizione dei suoi prodotti e i suoi bar gestiti da terzi. "Condanniamo gli orribili attacchi della Russia in Ucraina e siamo solidali con tutte le persone colpite - ha affermato il Ceo di Starbucks Kevin Johnson - Continuiamo a monitorare i tragici eventi e oggi abbiamo deciso di sospendere tutte le attività in Russia, inclusa la spedizione di tutti i prodotti Starbucks".

McDonald’s chiude i suoi 850 punti vendita in Russia dopo il pressing sui social: "Continueremo a pagare i 62mila dipendenti" - Anche McDonald’s ha deciso di chiudere in via temporanea 850 dei suoi punti vendita in Russia. La scelta è il riflesso di un pressing sui social che ha quasi indotto i clienti al boicottaggio. L'hashtag #BoycottMcDonalds era infatti finito in tendenza su Twitter durante lo scorso weekend. Mosca e Kiev hanno contribuito per il 9% alle entrate annuali del colosso americano: circa 2 miliardi di dollari. A differenza di altri fast food in Russia che sono di proprietà di franchisee - tra cui KFC, Pizza Hut e Burger King -, McDonald’s possiede l'84% delle sue sedi russe. Il gigante degli hamburger ha detto che continuerà a pagare i suoi 62.000 dipendenti in Russia "che hanno messo il loro cuore e la loro anima nel nostro marchio McDonald's", ma in una lettera aperta ai dipendenti il presidente e ceo di McDonald’s Chris Kempckinski ha affermato che la chiusura per ora è la cosa giusta da fare. "I nostri valori significano che non possiamo ignorare l'inutile sofferenza umana in Ucraina", ha affermato Kempczinski, spiegando che è impossibile sapere quando l'azienda sarà in grado di riaprire.

Anche i colossi della birra e la Sony sospendono le vendite in Russia - Mosca non saluta solo hamburger, bevande e cappuccini, ma anche birra e videogiochi. Ad annunciare la sospensione delle vendite sono state pure Heineken e Carlsberg, due colossi mondiali della birra. In particolare Carlsberg cesserà anche le campagne pubblicitarie attive in Russia e devolverà i profitti raccolti sul mercato. Sarà garantito, invece, il lavoro per gli 8.400 dipendenti attivi negli otto birrifici Baltika Brewer, con sede a San Pietroburgo, marchio Carlsberg, che "continuerà a operare come un'azienda separata". Sony, invece, ha deciso di fermare la vendita della PlayStation. La casa di giochi giapponese ha deciso inoltre di donare 2 milioni di dollari all'Unhcr e a Save the Children a sostegno delle vittime della guerra.