Anche le scuole italiane avranno un ruolo nella gestione dell’emergenza umanitaria connessa al conflitto in Ucraina, attraverso una campagna di accoglienza per i bambini e i ragazzi in fuga dalla guerra. Stime non ufficiali parlano di circa 3.500 persone in età scolare che raggiungeranno il nostro Paese nei prossimi giorni. Il Ministero dell'Istruzione ha già stanziato un milione di euro per gli istituti scolastici in un'ottica di supporto linguistico e psicologico a quanti verranno ospitati nelle nostre classi.
Cristina Costarelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, ha raccontato a Skuola.net come stanno affrontando le scuole questa inedita situazione.
L'ennesima prova del nove per la scuola - La dirigente scolastica non nasconde che ci troviamo di fronte a una situazione "più grande di tutti noi", ecco perché lo stanziamento del Ministero, recentemente annunciato, è stato particolarmente apprezzato. La parola d'ordine è solidarietà e in questo il mondo scuola è coeso: “Studenti, famiglie e docenti stanno esprimendo profonda vicinanza a questa vicenda, attraverso azioni che vanno dall'approfondimento scolastico di ambito disciplinare alla sensibilità, intesa come raccolte di aiuti tramite enti, come la Chiesa diocesana”. L'ennesima prova del nove quindi per la scuola italiana, che comunque "sta reagendo bene" a detta della dirigente scolastica del Newton di Roma: "La scommessa più grande è quella dell'accoglienza diretta. Stanno arrivando studenti di tutte le età e dal punto di vista formale gli alunni vengono inseriti nelle classi per corrispondenza anagrafica e le scuole prevedono per loro percorsi intensivi di prima alfabetizzazione".
Anche le famiglie accolgono i ragazzi in fuga dalla guerra - Ma quando si parla di bambini e ragazzi e, in generale, di minori a preoccupare sono i riflessi che un'esperienza simile può lasciare. Un trauma difficile da rimuovere, come sostiene anche Costarelli: "La parte più impegnativa è quella di supporto psicologico perché arrivano bambini e famiglie in condizioni di totale disperazione, in alcune situazioni arrivano anche alunni senza famiglia". Ed è qui che le famiglie degli studenti entrano in gioco: "Ecco perché indicavo le famiglie, perché stanno accogliendo bambini e famiglie intere laddove possibile. Una dimostrazione di vicinanza concreta, non con le parole, ma a 360 gradi". Al momento sembrerebbe comunque reggere l'impianto messo in atto dalle scuole italiane, anche se non senza qualche difficoltà. "C'è la necessità di mediatori culturali prima possibile – sostiene la Presidente ANP Lazio - attualmente si rivolge a grandi comunità come Sant'Egidio per trovare interpreti che siano vicini a queste famiglie".