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Pechino, per la prima volta il presidente Xi parla apertamente della "guerra" in Ucraina

Il presidente della Cina a colloquio con Macron e Scholz deplora il conflitto in Europa e pronuncia per la prima volta la parola "zhanhuo" ossia "fiamme di guerra" abbandonando le cautele del passato

ansa

Alla fine il presidente cinese Xi Jinping ha menzionato la parola guerra, in forma sfumata, ma l'ha pronunciata. La situazione in Ucraina è "preoccupante" e la Cina "deplora profondamente" la guerra in Europa, ha detto Xi nel colloquio video avuto con il presidente francese, Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il primo confronto con leader occidentali dall'invasione della Russia.

Pechino sostiene il rispetto di "sovranità e integrità di tutti i Paesi", ma anche le "legittime preoccupazioni in materia di sicurezza. Il presidente Xi ha concluso il suo intervento dicendo che "tutti gli sforzi per la soluzione pacifica dovrebbero essere supportati". Nel resoconto del network di Stato cinese Cctv, l'invasione russa dell'Ucraina è stata poi descritta con termini ancora più netti quando, appunto, ha parlato di "zhanhuo", traducibile come "fiamme di guerra".

Termini mai utilizzati prima - Dall'aggressione delle truppe di Mosca, Pechino si è ben guardata dall'utilizzare parole che potessero avere un contenuto dichiaratamente bellico nel definire la più grave crisi in corso in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, a tutela della "amicizia senza limiti" siglata da Xi e dal presidente Vladimir Putin nella dichiarazione congiunta del 4 febbraio, in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022. Persino alla conferenza stampa del 24 febbraio, a stretto giro dall'attacco, la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying difese strenuamente la posizione di fronte al durissimo pressing dei media occidentali. All'ennesima domanda sulla "invasione" dell'Ucraina da parte della Russia, Hua respinse piccata l'assalto in modo risolutivo denunciando "l'uso preconcetto delle parole". Aggiunse di ritenere la vicenda un "tipico stile di fare le domande dei media occidentali".

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