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Caso Telecom, c'è segreto di Stato

Milano, Berlusconi: misura parziale

"La tutela del segreto solo 'in quanto riferibili alle relazioni internazionali tra servizi di informazione e agli interna corporis degli organismi informativi'". Lo precisa il governo "con riferimento ai termini con cui la stampa dà notizia della conferma da parte del premier del segreto di Stato opposto dal dottor Marco Mancini al gup di Milano". Secondo il governo, il disvelamento di certe informazioni potrebbe essere nocivo allo Stato.

"A fondamento dell'atto confermativo - prosegue la nota di Palazzo Chigi - si pongono i principi enunciati dalla Corte Costituzionale, secondo i quali sono meritevoli della massima protezione proprio gli interna corporis dei servizi di informazione e i rapporti con gli organismi informativi collegati".

"Dell'avvenuta conferma - conclude il comunicato di Palazzo Chigi - è stata data comunicazione, così come previsto dalla vigente normativa, al Comitato parlamentare di controllo per la sicurezza della Repubblica". La nota di Palazzo Chigi fa riferimento ad un articolo del 'Corriere della Sera' in cui si riferisce che il premier Silvio Berlusconi ha posto il segreto di Stato sulla natura dei rapporti tra Telecom e l'ex numero tre del Sismi (ora Aise) Marco Mancini.

Secondo il Corriere, il Gip del tribunale di Milano Mariolina Panasiti, lo scorso 13 novembre, aveva attivato la procedura di 'interpello' di palazzo Chigi, prevista per legge quando un imputato - in questo caso si tratta di Mancini - affermi di non potersi difendere se non violando il segreto di Stato. Una procedura a cui il premier ha risposto, scrive il Corriere, con una lettera, confermando l'esistenza del segreto di Stato sulle circostanze che hanno portato Mancini - accusato di associazione a delinquere, corruzione e rivelazione di notizie di cui sia vietata la divulgazione - ad opporre il segreto di Stato su molte delle domande rivoltegli dal Gip.

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