il caso

Palermo, per un errore nella confisca "Casa Felicia" (gestita dai familiari di Impastato) torna al figlio di Badalamenti

"Dare al figlio di don Tano le chiavi sarebbe una grande sconfitta per chi ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia", dicono Casa Memoria, Centro Impastato e Associazione Peppino Impastato - Casa Felicia. Il legale di Badalamenti: "Immobile affidato nonostante sentenza"

Per un errore nel decreto di confisca, l'Agenzia nazionale per i beni confiscati deve restituire "Casa Felicia" - il casolare assegnato nel 2010 al Comune di Cinisi (Palermo), trasformato in centro socio-culturale, gestito dai familiari di Peppino Impastato e intitolato alla mamma del giornalista - al figlio del capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti, condannato per essere il mandante dell'omicidio di Peppino Impastato. L'agenzia per i beni confiscati ha ordinato che il prossimo 26 aprile l'immobile dev'essere restituito a Leonardo Badalamenti. "Dare al figlio di don Tano le chiavi di 'Casa Felicia', sarebbe una grande sconfitta per Cinisi, per le giovani generazioni e per chi ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia", dicono in una nota Casa Memoria, Centro Impastato e Associazione Peppino Impastato – Casa Felicia.

"Casa Felicia è stata confiscata a Gaetano Badalamenti, boss di Cosa nostra mandante dell'omicidio di Peppino Impastato, e assegnata nel 2010 al Comune di Cinisi dall'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Da rudere, fu ristrutturata con quasi 400 mila euro di fondi europei. Adesso, dopo più di dieci anni, la confisca è stata revocata", spiegano le associazioni.

"Se c'è stato un 'errore' vogliamo capire chi ne ha la responsabilità, anche perché - aggiunge la nota - questo ha determinato la spesa di molti soldi pubblici. Leonardo Badalamenti nell'agosto del 2020, con la scusa di rivendicare un suo diritto, aveva rotto le serrature di questo immobile - spiegano le associazioni - per appropriarsene con la forza. Pochi giorni dopo fu arrestato dalla Dia su un mandato di cattura internazionale emesso nel 2017 dall'autorità giudiziaria di Barra Funda (Brasile) per traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Nel maggio 2021 gli fu negata l'estradizione in Brasile, seguì la scarcerazione. A gennaio 2021 Il Comune ha dato a Casa Memoria Impastato la gestione del bene, che da allora è stato visitato da centinaia di giovani".

"Poi l'improvvisa notizia arrivata al Comune di Cinisi con sole 24 ore di anticipo: l'Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla criminalità organizzata aveva notificato la revoca della confisca e le operazioni di immissione in possesso erano fissate per il 25 febbraio, appuntamento rinviato al 29 aprile". Il Comune, con una delibera, ha dichiarato la volontà di mantenere la proprietà e il possesso del bene e di avvalersi della facoltà della restituzione per equivalente. "Per quanto ci riguarda, dichiariamo l'intenzione di porre in atto la nostra resistenza - concludono le associazioni - affinché questo bene non ritorni a Leonardo Badalamenti".

La Cgil esprime "incredulità e sconcerto". "È incredibile che, per un errore nelle procedure, il prossimo 26 aprile si dovrà restituire al figlio di don Tano il casolare confiscato al boss Badalamenti" dicono il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile del dipartimento legalità della Cgil Palermo Dino Paternostro che esprimono solidarietà e sostegno alla famiglia Impastato. "Restituire il bene confiscato ai Badalamenti sarebbe un'assurdità, una sconfitta per chi si batte tutti i giorni per affermare legalità e giustizia - aggiungono Ridulfo e Paternostro - Ed per questo che la Cgil è al fianco di Giovanni Impastato, di Casa Felicia e del Comune di Cinisi, impegnati con i loro legali per evitare che ciò avvenga".

Il legale di Badalamenti: "Immobile affidato nonostante sentenza" - "Il procedimento di revoca della confisca è antecedente all'accordo di collaborazione tra il comune di Cinisi e l'associazione Casa Memoria Felicia avvenuta il 28 gennaio 2021. La concessione quindi è avvenuta dopo il provvedimento giudiziario di restituzione dell'immobile". Lo precisa l'avvocato Christian Alessi che difende Leonardo Badalamenti. Il legale, "per rettificare numerose inesattezze apparse sulla stampa" precisa che dopo la pubblicazione della sentenza della Corte d'Assise nel luglio 2020 ha avviato il procedimento di rilascio dell'immobile perché la Corte aveva ordinato "la restituzione del suddetto cespite immobiliare agli aventi diritto".

Dalla querelle sono nate poi denunce reciproche tra Palazzolo e Badalamenti che aveva tentato di riprendersi l'immobile dopo aver ricevuto la sentenza, ora passata in giudicato, che stabiliva il rientro in possesso. L'avvocato Alessi afferma che il procedimento esecutivo per il rilascio dell'immobile è stato avviato con la notifica dell'ordinanza della Corte di Appello del 4 agosto 2021 all'avvocatura dello Stato. "In mancanza di rilascio spontaneo - dice il legale - ho notificato atto di precetto per il rilascio in data 10 dicembre 2021 e, poiché anche in questo caso gli occupanti non hanno rilasciato spontaneamente l'immobile, ho notificato il 4 febbraio scorso l'atto con cui si avvisava che Leonardo Badalamenti sarebbe stato immesso nel possesso dell'immobile tramite ufficiale giudiziario il 25 febbraio".

"Il giorno dell'accesso si provvedeva ad entrare nell'immobile con l'ufficiale giudiziario e con l'ausilio dei vigili urbani di Cinisi poiché il cancello di accesso principale risultava chiuso con una catena (qualche minuto prima dell'accesso era regolarmente aperto così come nei giorni precedenti). Si procedeva al sopralluogo e si rinviava l'accesso definitivo al 29 aprile al fine di individuare, di concerto con l'ufficio tecnico del Comune di Cinisi, il confine tra il fabbricato oggetto dell'esecuzione e la restante parte dell'area confiscata intimando alla Casa Memoria Peppino Impastato occupante di liberare l'immobile de quo dei beni eventualmente di loro proprietà", aggiunge l'avvocato.

"Il rinvio delle operazioni di restituzione dell'immobile è stato, quindi, effettuato al solo fine di liberare l'immobile e di recintare i confini e non certamente per 'irregolarità' o 'fatti illeciti' che non sussistono", conclude Alessi.