IL REPORT DELLE NAZIONI UNITE

Misure ancora troppo lente contro la crisi climatica

Il tempo per mettere al sicuro il Pianeta non è infinito e il global warming finora è stato più veloce di qualsiasi azione

di Redazione E-Planet

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La crisi climatica corre più veloce delle nostre azioni per fermarla. Se non si cambia rotta il tempo non basterà più. Contro quella che è considerata l’emergenza più grave del secolo non possono più esistere mezze misure.

Il verdetto arriva dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite fondato nel 1988 grazie alla collaborazione tra l’Organizzazione meteorologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Il riscaldamento globale, le sue conseguenze e la crisi climatica in generale sono ormai inarrestabili. Purtroppo però è diventato difficile anche provare a rallentarle. Quel poco di controllo che l’umanità ha sul proprio futuro rischia di svanire. Entro il 2030 le emissioni di gas serra dovrebbero essere ridotte del 45% ed essere azzerate entro il 2050. Eppure la tendenza è l’esatto contrario: il mondo va verso un aumento delle emissioni, si prevede che saliranno del 14% da qui ai prossimi dieci anni.

Il report dell’Ipcc fa parte di un progetto più ampio, diviso in tre gruppi di lavoro. Il secondo appena pubblicato riguarda proprio gli impatti, l’adattamento e la vulnerabilità. Lo studio ha confermato ancora una volta come i cambiamenti climatici siano una minaccia per l’umanità e per la salute del Pianeta.

“Qualsiasi ulteriore ritardo nell’azione globale farà chiudere l’unica finestra di possibilità che abbiamo per garantirci un futuro vivibile” ha detto Hans-Otto Pörtner, uno degli scienziati del gruppo di lavoro.

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Le parole dell’Ipcc sono un grido d’allarme per una situazione realmente critica. Eventi meteorologici estremi, inondazioni, lunghi periodi di siccità, combustibili fossili soffocanti: la natura non ha tempo e ce lo sta comunicando. Tra le aree più colpite c’è proprio quella mediterranea, in cui si è registrato un riscaldamento pari a 1,5 gradi rispetto alla media globale di 1,1 gradi. Se le emissioni non verranno tagliate subito, molti luoghi diventeranno invivibili, comprese le città.

A soffrire non sono infatti solo gli spazi naturali ma anche quelli urbani. Più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, dove gli effetti del riscaldamento globale si uniscono all’inquinamento e allo spreco di risorse, con conseguenze amplificate all’ennesima potenza. Nessuna regione abitata è risparmiata, quasi metà della popolazione (circa 3,6 miliardi di persone) vive in aree vulnerabili e tutto il mondo è minacciato dall’aumento della temperatura. Il limite è di 1,5 gradi: oltre questo numero gli effetti potrebbero diventare irreversibili. Un quadro drammatico, che per essere cancellato avrà bisogno di un intervento rapido, deciso e condiviso da tutti.