LA NOSTRA RECENSIONE

Elden Ring, un'avventura epica e impegnativa tra le lande dell'Interregno

La nuova opera di From Software pesca dal passato per perfezionare la formula dei "soulslike", aggiungendoci una spruzzata del fantasy di George R.R. Martin, autore de Il Trono di Spade

© IGN

C'era grande attesa nei confronti di Elden Ring, il nuovo videogioco partorito dalla mente di Hidetaka Miyazaki e il suo studio From Software. Vuoi perché ogni progetto della casa giapponese riesce a catturare a sé i fan di quella particolare nicchia (che nicchia, ormai, non è più) nota con il nome di "soulslike", vuoi perché per questo particolare franchise il team di sviluppo ha potuto contare su un partner d'eccezione: George R.R. Martin, autore dei romanzi che hanno ispirato la serie "Il Trono di Spade". Il risultato è un gioco di ruolo ambizioso, enorme e, come da tradizione, incredibilmente complesso e impegnativo, che vi porterà a vivere una nuova avventura dalle tinte fantasy in un mondo ricco d'insidie e misteri.

Eppure, il primo impatto nel mondo di Elden Ring è decisamente familiare per chi, negli ultimi anni, ha divorato qualsiasi cosa portasse la firma di From Software. Non è un caso, insomma, che Elden Ring somigli più all'erede spirituale di Dark Souls (tanto da poter essere quasi definito il quarto episodio della saga) che a un progetto diametralmente differente come Sekiro: Shadows Die Twice o Bloodborne, contando sull'inventiva di Martin per stravolgere totalmente la formula a cui i fan dei "soulslike" sono ormai abituati.

Niente affatto: la software house nipponica ha preferito piuttosto partire dagli elementi di maggior successo delle sue produzioni precedenti e sfruttarle all'interno di una cornice più ampia, ambiziosa: uno scenario completamente esplorabile che, al contrario dei moderni open-world che sono ormai una prerogativa di qualunque videogioco, differisce nel suo costringere il giocatore a esplorare per scoprire nuovi percorsi, nuovi luoghi, nuove sorprese e, paradossalmente, anche nuove missioni della storia principale. Un senso di scoperta se vogliamo meraviglioso, ma che potrebbe scoraggiare chi, nei videogame, è abituato a segnalini e indicatori di ogni genere a tracciare la strada.

UGUALI E DIVERSI - Elden Ring, come dicevamo, riprende dai vecchi lavori di From Software le meccaniche di gioco, la conformazione di alcuni livelli, il piazzamento strategico di alcune trappole, ma anche la gestione dei potenziamenti e delle abilità del protagonista (che potrete creare e personalizzare grazie al pratico editor, scegliendo una delle dieci classi di partenza), il modo incredibilmente criptico di raccontare la storia e il sistema di controllo del personaggio, che si muove seguendo ormai stilemi ben collaudati che danno immediatamente la sensazione di ritrovarsi a casa.

All'insieme, Elden Ring aggiunge una rinnovata mobilità che viene presa in prestito da Sekiro e passa sostanzialmente dall'aggiunta del salto (che permette, anche da fermi, di superare ostacoli non troppo alti anche in fase di combattimento), impreziosendo poi il tutto con nuove movenze che assicurano un numero superiore di opzioni furtive per cercare di farsi strada silenziosamente tra orde incessanti di nemici pronti a farci le feste. Il risultato è un gioco come da tradizione incredibilmente solido e preciso, tanto raffinato nel combat system quanto esigente nelle tempistiche di esecuzione di un attacco, di una parata, di una contromossa.

Tutto dipende chiaramente dall'arma utilizzata, dallo scudo che si impugna, dal nemico che si sta attaccando: se è vero che, per coloro che vivono di "soulslike" dai tempi di Demon's Souls (l'originale per PS3 lanciato nel 2009), l'intera impostazione di Elden Ring rappresenta il perfezionamento di una formula collaudata e impreziosita nel corso degli anni da Miyazaki e From Software, per quelli che invece si avvicinano al genere per la prima volta le sensazioni iniziali potrebbero essere di spaesamento, incertezza, confusione. Non preoccupatevi, è assolutamente normale.

L’avventura di Elden Ring è di proporzioni epiche, complice il gigantesco mondo interconnesso che ospita le vicende del Senzaluce, chiamato a recuperare l'Anello Ancestrale (appunto, l'Elden Ring che dà il titolo al gioco) o ciò che ne rimane: per apprezzarla al meglio, è necessario lasciarsi andare all'esplorazione, prendersi i propri tempi e scrutare con attenzione ogni singolo angolo, ogni possibile deviazione dal sentiero principale; potreste scoprire una nuova segreta, una nuova area opzionale in grado di premiarvi con nuove armi, nuovi equipaggiamenti, nuove risorse in grado di rendervi più forti che mai e agevolare il prosieguo della storia principale.

LE MERAVIGLIE DELL'INTERREGNO - Anziché reinventare la ruota, gli sviluppatori si sono posti un obiettivo fondamentale per dar vita a un nuovo corso che, verosimilmente, rappresenterà il fulcro delle prossime esperienze di FromSoftware: creare un progetto in grado di traslare la filosofia di game design all'interno di un mondo aperto ed esplorabile senza particolari vincoli, senza barriere artificiali, senza necessità di completare tediose missioni secondarie prima di poter raggiungere una particolare zona. Il tutto, cercando contemporaneamente di mantenere la stessa, maniacale cura per i particolari, la stessa ricchezza e densità che ha caratterizzato le ambientazioni dei giochi precedenti.

Il compito è stato raggiunto alla perfezione da From Software, che con l'Interregno di Elden Ring ha creato uno scenario incredibilmente coerente e maestoso, ricco di cose da fare e al tempo stesso carico di mistero: l’Interregno è un luogo da vivere, da esplorare minuziosamente a piedi o, perché no, sfruttando il cavallo sovrannaturale Torrente, che è possibile evocare in qualsiasi momento (anche in combattimento, utile per tirarsi fuori dai guai) per scoprire l'imponente scenario alla base di Elden Ring: un concept che, di fatto, rende obsoleti tutti i capitoli precedenti di Dark Souls e, più in generale, le altre produzioni di From Software. Un nuovo punto di partenza da cui sarà impossibile non ricominciare in futuro.

Una simile formula, peraltro, assicura al giocatore maggiori opportunità per potenziarsi rispetto al passato: qualora uno scontro dovesse sembrare troppo difficile, è possibile evitare l'annosa pratica del farming e scegliere di esplorare una nuova area dell'Interregno, si tratti di un dungeon o di una nuova zona in cui è possibile scovare forzieri, boss opzionali e nemici da cui ottenere nuovi equipaggiamenti e risorse per migliorare armi e armature. La cura nella costruzione del mondo di gioco, in ogni caso, è la stessa che caratterizza la quest principale: esplorare tutto ciò che Elden Ring può offrire è un compito che richiede ore e ore di esplorazione, e non è detto che dopo 50 o 60 ore trascorse nell'Interregno la vostra avventura sia destinata a finire.

Di contro, per dar vita a un progetto di questa caratura a soli tre anni da Sekiro: Shadows Die Twice, non sono mancati i compromessi: il primo è che i nemici (e più in generale, le loro mosse o le situazioni in cui ci si imbatte per strada) sono a conti fatti presi a piene mani dai giochi precedenti di From Software, e questo potrebbe essere un neo non indifferente per coloro che speravano in un più completo stravolgimento delle creature, degli avversari, delle boss fight considerata la collaborazione con una figura come George R.R. Martin.

La seconda, se vogliamo, è che proprio la mano dell'autore delle "Cronache del ghiaccio e del fuoco" (i romanzi su cui sono basati gli avvenimenti della serie televisiva Il Trono di Spade) è poco percettibile nell'universo dark fantasy di Elden Ring. Se l'influenza di Hidetaka Miyazaki è fin troppo evidente, palese e facilmente riconoscibile, la collaborazione con Martin non sembra aver impreziosito più di tanto la formula di From Software, sia nella narrazione (sempre e rigorosamente criptica nel suo affidarsi a pochissime cut-scene e a tutta una serie di messaggi, documenti e altri tasselli di "lore" da scoprire nello scenario) che più in generale nella caratterizzazione dei nemici e delle figure dell'Interregno. Elden Ring, insomma, avrebbe potuto essere lanciato anche con il nome di Dark Souls 4 e la formula non sarebbe cambiata verosimilmente più di tanto.

UN POTENZIALE GIOCO DELL'ANNO - Elden Ring prende tutto il meglio che From Software ha creato in più di dieci anni di "soulslike", trasferendo quella formula impreziosita di progetto in progetto all'interno di un'ambientazione di più ampio respiro, caratterizzata da un world design eccezionale e una cura per i dettagli stratosferica. Elden Ring è un gioco che, come da tradizione della casa giapponese, risulta impegnativo sin dalle prime battute, ma che riesce a venire incontro ai giocatori attraverso una serie di trovate ben congegnate, rendendo l'esperienza di gioco a conti fatti più accessibile, a patto di dedicare al gioco la giusta attenzione e di lasciarsi andare alla voglia di esplorare e sperimentare.

Per alcuni, i cambiamenti apportati da From Software e questo nuovo modo d'intendere i soulslike potrebbero essere "troppo poco" per scalzare un mostro sacro come Bloodborne, il gioco di ruolo che dal 2015 rappresenta probabilmente il titolo migliore del curriculum dell'azienda, ma non si può non considerare Elden Ring come un nuovo inizio per il team e per lo stesso genere dei soulslike: un gioco imperdibile di cui si parlerà a lungo, il nuovo capostipite di un genere che dovrà per forza di cose adattarsi alle "nuove regole" scritte dalla software house nipponica.

Come lo abbiamo giocato

Abbiamo trascorso oltre cinquanta ore nell'Interregno creato da From Software in collaborazione con George R.R. Martin, esplorando tutte la aree principali e dedicandoci a numerose attività secondarie, senza tuttavia vedere ogni singola cosa che gli sviluppatori hanno pensato per accompagnare i Senzaluce nell'avventura alla ricerca dell'Anello Ancestrale. La versione PlayStation 5, testata per l'occasione, si è mostrata abbastanza solida nel gestire un mondo particolarmente vasto e sapientemente interconnesso, mentre su PC si segnala qualche problemino di stabilità a cui gli sviluppatori stanno lavorando, e che dovrebbero essere risolti al momento della pubblicazione della patch day-one.


Può piacere a chi…
… ama i giochi di ruolo impegnativi e ricchi di mistero
… adora i mondi aperti in cui l'esplorazione è essenziale
… non ha paura di trascorrere ore e ore a perfezionare le proprie abilità

Potrebbe deludere chi…
… preferisce giochi più lineari ed esplicativi
… non ama le ambientazioni fantasy e la formula dei "soulslike"
… ha poca pazienza e non è disposto a perdere ore e ore su un singolo combattimento

Elden Ring è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.