Un disco che si gusta come un drink e un concerto in grado letteralmente di ubriacare. E' lo show che Goran Bregovic, con la sua "Wedding & Funeral Orchestra", presenta al teatro Arcimboldi di Milano il 29 ottobre: "Alkohol: rakjia e champagne", un titolo emblematico. "Ho detto che per apprezzare il disco è meglio essere ubriachi - dice Bregovic a Tgcom - Al concerto vi ubriacherò io con la mia musica".
Nelle due anime che compongono il suo ultimo lavoro possiamo ritrovare le due anime di Goran Bregovic?
Sì, sono solo due facce della mia anima, ma ce ne sono molte altre.
La sua è l'orchestra per matrimoni e funerali: quanto i contrasti e gli opposti sono importanti nella sua musica?
Possiamo accettare la vita solo se accettiamo i contrasti che ci offre. Da dove vengo io, i matrimoni e i funerali sono ancora i due avvenimenti più importanti nella vita di ciascuno, sia a livello personale che sociologico e la musica che li accompagna è suonata dagli stessi musicisti. Ai funerali suonano la musica che la persona che se ne è andata amava ascoltare in vita
è da questo che io come compositore provengo.
Ha detto che le canzoni registrate a Guca devono essere ascoltate e danzate sotto l'effetto di superalcolici... Come pensa di inebriare il pubblico che verrà a sentirla?
Con la sola bevanda che preparo: la mia musica.
Dal giugno 2008 deve convivere con il dolore dovuto all'incidente alla schiena. Ha cambiato qualcosa nel suo modo di suonare o affrontare la musica?
La caduta è stata naturalmente molto dolorosa ma, come tutte le cose nella vita, ci sono stati anche aspetti positivi: dopo l'operazione è stato come una piccola prova del mio funerale. Tutti i miei amici erano là. Ho ricevuto un telegramma dal ministro della cultura francese, il re di Serbia mi ha mandato dei fiori e un'orchestra di zingari ha suonato per me. Ho dovuto stare attento i primi mesi e poi a poco a poco ho dimenticato di avere un pezzo di metallo nella mia colonna vertebrale
Ora che è stato tolto, mi sento come nuovo! La mia musica invece è rimasta la stessa, quella no, non è cambiata.
(nella pagina seguente Bregovic parla del suo rapporto con il rock e il cinema)
L'Italia è tappa fissa nei suoi tour. Cosa trova di speciale nel pubblico italiano?
Mi sembra che sia una felice storia d'amore: amo l'Italia e mi sembra che l'Italia ami me.
Nuovi progetti discografici in vista?
Devo ancora finire la seconda parte del mio "Alkohol" album, "Champagne". Ci sto lavorando e spero di averlo pronto per la prossima primavera.
C'è qualche artista con cui si sente affine artisticamente o con il quale le piacerebbe collaborare?
Sono stato fortunato a lavorare con alcuni musicisti eccezionali. Mi piace lavorare con gli Zingari così come con Iggy Pop o Cesaria Evora, la defunta Ophra Hasa o Scott Walker: queste persone sono la mia famiglia musicale. Hanno marcato un certo spazio e tempo. E' sempre facile lavorare con persone di grande talento. Da quando lavoro con archetipi, mi piace lavorare con artisti che a loro modo sono archetipi. Io metto il mio archetipo personale vicino al loro e vivono su strade parallele come i diversi strati di un fossile. Quando li giustapponi capisci che quello che hanno in comune passa attraverso il filtro del tempo. E' difficile sapere il risultato ma è un processo che mi piace molto.
Le viene mai voglia di provare a tornare al rock degli esordi?
Il mio rock and roll è come una donna che indossa un abito e una pettinatura che erano di moda una volta ma che ora non le stanno più bene. Anche la mia musica vestiva alla moda per quel periodo. Oggi, alla mia età, non mi sento più obbligato a mascherare né me stesso né la mia musica.
La musica oggi sembra essere arrivata a un punto morto, in molti generi non si vedono novità reali da anni. Ci sono territori che possono essere esplorati?
Questa è una domanda per un musicologo, io faccio solo musica. Conosco il mio territorio - i Balcani - e trovo ancora infinite possibilità da esplorare.
Lei ha scritto molte musiche da film. L'ultima è del 2006 proprio per un film italiano. Cos'ha di speciale scrivere per un film? Ritiene chiusa quell'esperienza o pensa di scrivere altre colonne sonore in futuro?
Potrei dire che scrivo musica e basta. Quando ho composto la mia prima musica da film per "Il tempo dei gitani" ero probabilmente la più grande rockstar del mio Paese e ho fatto quello al di fuori dell'amicizia per il regista. Quella musica è stata usata per i film ma non era mai stata scritta con il metodo che i compositori usano di solito nello scrivere musica da film: il metodo dell'illustrazione, quella musica esisteva indipendentemente dal film. Oggi suono la mia musica come è stata scritta in origine, prima di essere adattata ai film, e così le immagini non sono naturalmente collegate a quella musica.
Massimo Longoni
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