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Pensioni, effetto Covid: l'Inps "risparmia" 1,1 miliardi sul 2020 e quasi 12 fino al 2029

L'alta mortalità di over 65 causata dalla pandemia ha ridotto la spesa dell'istituto di previdenza. Nel 2024 si tornerà ai livelli pre-coronavirus

L'onda lunga della pandemia avrà i suoi effetti per un decennio sulle casse dell'Inps. Già nel 2020 l'istituto di previdenza "ha risparmiato" in spesa per le pensioni 1,1 miliardi di euro a causa dell'eccesso di mortalità per Covid. E' quanto emerge dal nono Rapporto di Itinerari previdenziali, per il quale si avrà, fino al 2029, una spesa minore per 11,9 miliardi. "Il 96,3% dell'eccesso di mortalità registrato nel 2020 - si legge - ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate".

Il risparmio in spesa previdenziale - "Considerando per compensazione l'erogazione delle nuove reversibilità, - continua la nota - si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 dal Covid a favore dell'Inps, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio".

Il risparmio per le casse dell'Inps, prodotto dal coronavirus, tiene conto della compensazione relativa all'erogazione delle nuove reversibilità.

Quasi mezzo milione le pensioni pagate da oltre 40 anni - Intanto, sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni. Il dato è contenuto nel nono Rapporto di Itinerari previdenziali, dai quali emergono che 423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato.

Tra queste, oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso (168.403 quelle del settore privato con un'età media alla decorrenza di 38,29 anni).

Le pensioni di vecchiaia vigenti da oltre 40 anni sono 53.634 nel settore privato (con un'età media alla decorrenza di 53,76 anni anni) e 21.104 nel settore pubblico. La durata delle pensioni più remote ancora vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato - si legge nel Rapporto - e di 44 per il pubblico, "mentre prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni". Questo è un "monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni".

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