Dopo i cuori di S. Valentino

È l'ora di San Faustino: è bello anche essere single

Cinque motivi per cui anche i “soli” hanno un loro vantaggio

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Dopo l’abbuffata di cuori, rose rosse e cioccolatini, il romanticismo di San Valentino molla il colpo per un attimo e lascia spazio alle persone che per scelta o per necessità si trovano senza partner. Essere single non significa né essere soli, né soprattutto sentirsi soli: anche lo stato di “liberi” ha molti lati positivi, a patto di saperlo vivere con lo spirito giusto. Il primo passo sta nel non avere timore per la propria “singletudine, presupposto indispensabile per tenere lontano lo spettro di un problema psicologico chiamato “anuptafobia”, ossia la paura di non riuscire a trovare un compagno, restando sigle per sempre.

Come spiega l’applicazione mobile e web di psicologia online TherapyChat, la festa del 14 febbraio, con il suo bagno di cuori e cioccolatini e il romanticismo ostentato in ogni modo possibile, può acuire le paure e le preoccupazioni di chi un partner non ce l’ha.  Quando il disagio per il proprio stato di single non è più solo uno stato di insoddisfazione o scontentezza, ma si trasforma in pensiero fisso e in paura grave e persistente, allora si parla di anuptafobia. La parola è in apparenza difficile: deriva dal greco “anupta”, che significa “mancanza di nozze”, e “fobia”, che indica invece la paura. E’ dunque una sindrome che si manifesta nella ricerca irrefrenabile di un partner da trovare a tutti i costi, oppure nelle scelte di chi si ostina a mantenere viva una relazione, anche se di tipo tossico e disfunzionale, pur di non restare soli. Altro campanello di allarme è la tendenza a instaurare una relazione dietro l’altra anche quando si sa già in partenza che sarà insoddisfacente. 

Questo tipo di fobia colpisce di solito chi ha scarsa autostima, teme di non essere degno di ricevere amore incondizionato così come si è, tra le personalità più dipendenti dagli altri, oppure tra chi è condizionato da modelli educativi e sociali in cui solo il coronamento amoroso può garantire la piena realizzazione di sé. In questi casi la ricerca instancabile e compulsiva di un partner rischia di sfociare in una vera e propria ossessione, tale da condizionare e compromettere le occasioni sociali o di divertimento, vissute unicamente con lo scopo di un possibile incontro amoroso. In pratica: quello che ci muove nella ricerca di un compagno è il timore cieco di trovarci da soli piuttosto che instaurare un legame affettivo sano e duraturo. Quando poi la ricerca è coronata dal successo, la soddisfazione che ne deriva sta nel sollievo di non essere più soli, non nel coronamento di un vero amore. 

Per uscire da tutto ciò, ma anche per non cadere in questa spirale che può compromettere il nostro benessere (oltre a rendere realmente più difficile il tanto agognato incontro) è fondamentale accettare l’idea che essere single non sia per forza una condizione negativa. Per arrivare a questo occorre cambiare l’approccio alla condizione di “non in coppia” e al modo di percepire la solitudine: in una parola occorre imparare a stare da soli senza rinunciare al proprio benessere, trovando modi piacevoli di dedicare del tempo a se stessi, imparando  a conoscersi meglio e a volersi bene.  
Vivere il proprio stato di “sfidanzati” con positività e ottimismo porta con sé questi vantaggi: 

1) Ci insegna a vivere più a fondo le nostre emozioni, ma anche a gestirle - Imparare a convivere con i nostri stati d’animo, positivi negativi che siano, ci insegna ad affrontarli senza sfuggirli e a gestire con maggiore calma e tranquillità la nostra gamma di emozioni.
2) Ci regala maggiore coscienza di noi stessi – Trascorrere più tempo da soli ci insegna a comprenderci meglio e a indagare sugli stimoli, i bisogni e le ragioni che motivano le nostre azioni. 
3) Ci rende più creativi – Le difficoltà a cui dobbiamo fare fronte ci impone di inventare soluzioni sempre nuove. Il fatto poi di avere più tempo da dedicare a noi stessi ci permette di sperimentare attività come scrivere, dipingere, fare musica, scoprendo, con un po’ di applicazione, doti e inclinazioni artistiche che magari non sapevamo di avere e dalle quali possiamo trarre grandi soddisfazioni.   
4) Riduce l'ansia – Forse non lo avremmo mai immaginato, ma possono essere proprio le relazioni sociali a influenzare negativamente il nostro stato emotivo. Passare un po’ di tempo in solitudine può aiutarci a diminuire lo stress, l'irritabilità e l’ansia sociale derivante dalle relazioni esterne, specie se sono vissute in modo compulsivo.
5) Ci rende più predisposti all'ascolto - Una maggiore consapevolezza di noi stessi si traduce in una migliore comprensione dell’altro: il fatto di conoscere e sapere gestire la nostra solitudine ci rende più empatici e più capaci di ascoltare gli altri. Una maggiore apertura nei confronti delle altre persone migliorerà le nostre relazioni e ci permetterà di creare nuovi legami, chissà, anche amorosi.