Caro energia, addio alla moratoria sulle trivelle: ecco il piano regolatore che fa ripartire l'estrazione di gas
Approvato il Pitesai, il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, fortemente voluto dal governo come arma per contrastare l'aumento del prezzo delle bollette
L'Italia si prepara a ripartire dalle trivelle, che erano state bloccate da una moratoria fino al 2019 e che potrebbero ora salvare le bollette degli italiani. Con l'approvazione, infatti, del Pitesai, il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, si compie un primo passo verso quell'incremento della produzione del gas italiano a cui il governo sta guardando come una delle armi per contrastare il caro energia. "Regole certe dopo anni di attesa", dice il Ministero della Transizione Ecologica, anche se l'idea non piace agli ambientalisti.
Il piano - Arrivato dopo tre anni dalla moratoria imposta nel 2019 dall'allora governo e "fortemente voluto dal ministro Cingolani per sanare il ritardo della sua pubblicazione", il Piano è una mappa, una sorta di piano regolatore, che indica dove sarà consentita l'estrazione di idrocarburi. Esso prevede un sostanziale stop a nuovi permessi per il petrolio e la ripresa per le prospezioni e le estrazioni di gas in terra e nell'offshore italiano.
Complessivamente il Pitesai riguarda un ambito del 42% del territorio italiano e stabilisce la chiusura alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di tutte le aree marine e terrestri non comprese nell'ambito territoriale di riferimento della pianificazione e valutazione del Piano. Tra le aree che non potranno più essere interessate da attività di ricerca e coltivazione, le Regioni Valle D'Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria, in parte Toscana e Sardegna, e a mare il 5% della intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana.
Fondamentale per l'aumento dell'estrazione, il ruolo dell'offshore del Mare Adriatico. Con alcuni paletti fissati dal Pitesai. L'intento, infatti, è quello di razionalizzare e concentrare le attività di estrazione su poche concessioni attive. Il via libera riguarda solo le attività le cui domande sono state presentate dopo il primo gennaio del 2010. Troppo poco attente ai criteri ambientali - è questa la considerazione fatta a monte della decisione - quelle antecedenti.
L'obiettivo - Scopo del piano, viene precisato, è individuare "un quadro di riferimento delle aree, a terra e a mare, ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, stabilendone la "compatibilità" con il territorio interessato, "secondo valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica."
Complessivamente nel 2021 l'Italia ha prodotto circa 3,2 miliardi di metri cubi di gas e ne ha usati poco più di 72. La ripresa delle estrazioni potrebbe portare a un raddoppio della produzione italiana, arrivando così a un 10% circa del fabbisogno nazionale.
Il No ambientalista - La soluzione non convince però il fronte ambientalista, che è sceso in piazza in 44 città con manifestazioni "No gas". "Pretendiamo che il governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica, definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, comprensivi di Capacity Market (il meccanismo con cui ci si approvvigiona di capacità di energia elettrica con contratti a termine) e che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull'unica vera soluzione: le fonti rinnovabili", dicono nel loro manifesto gli organizzatori della protesta.