L'Orangerie della Villa Reale ospita "Antonio Ligabue. L'uomo, l'artista", dall'11 febbraio al 1° maggio 2022, antologica curata da Sandro Parmiggiani. Il percorso è volto a raccontare le suggestioni geniali, tra forme e colori, tipiche dell'artista, del quale vengono presentate 90 opere (dipinti, sculture, incisioni e disegni), lungo un arco cronologico che dagli Anni Venti del secolo scorso giunge fino al 1962, quando una paresi pose di fatto fine alla sua attività. Due i filoni seguiti dalla mostra: da un lato la rappresentazione che Ligabue fa degli animali, selvaggi - tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile - e domestici, dall'altro gli autoritratti, dai quali emerge un senso di desolazione e smarrimento. Un omaggio che ripercorre la vicenda umana e creativa di uno degli autori più originali del Novecento italiano.
La mostra propone alcuni dei dipinti considerati tra i suoi capolavori, come Caccia grossa (1929), Circo (1941-42 ca.), Tigre reale, opera realizzata nel 1941 durante il secondo ricovero dell’artista nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, Leopardo con serpente (1955-56), Testa di tigre (1957-58), Volpe con rapace (nibbio) 1959-60, Crocifissione (primi anni ’60). Non mancano gli autoritratti, specchio di un disagio esistenziale e della volontà di riaffermare la propria identità: Autoritratto con cavalletto (1954-55), Autoritratto con mosche (1956-57), Autoritratto con spaventapasseri (1957-58), il dolente Autoritratto (1957).
La rassegna monzese riserverà particolare attenzione alla produzione plastica di Ligabue, con un nucleo di oltre venti sculture in bronzo, soprattutto di animali. In particolare, sia quelli domestici, colti in un'atmosfera rurale, sia quelli selvatici, denotano che ne conosceva molto bene l’anatomia, spesso raffigurati nel momento in cui stanno per piombare sulla preda, con un'esasperazione di carattere espressionista, sia nella forma sia nel colore, e con un'attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi.
Senza dimenticare che gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell'arte di Ligabue. In essi, infatti, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. I suoi ritratti di sé compendiano una perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale; il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato.
"Questi autoritratti - afferma il curatore Sandro Parmiggiani - dicono tutta la sofferenza dell'artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza, ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso".
L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo per riportare il lavoro di Ligabue a una corretta valutazione critica e storica: un'occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo "espressionista tragico" di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo.
Per tutta la durata della rassegna, che è family friendly con un percorso creato ad hoc per i bambini e un kit didattico in omaggio, è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per grandi e piccoli.
ANTONIO LIGABUE. L'UOMO, L'ARTISTA
Monza, Orangerie della Villa Reale (viale Brianza 1)
11 febbraio – 1° maggio 2022
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