Che le auto alimentate a combustibili fossili siano destinate a scomparire è ormai una certezza: dal 2035 in Europa sarà vietato produrle, ma già dal 2030, secondo recenti studi, nel Vecchio continente le auto elettriche rappresenteranno il 55% del mercato. E in Italia? Roma ha fatto propria la linea dell’Ue con il divieto di produzione di auto a motore termico dal 2035. Ma la strada per raggiungere l’obiettivo, secondo l’ACI, sarà lunga e tortuosa perché bisogna tenere conto della realtà socio-economica del Belpaese: nel nostro Paese la previsione è che nel 2030 le auto elettriche arriveranno a non più del 20% del mercato. E quindi, sottolinea Gerardo Capozza, segretario generale dell’Automobile Club d’Italia, “è necessario essere consapevoli che i tempi non saranno brevi”.
L’ACI, che da sempre è al fianco degli automobilisti e quindi comprende a fondo le dinamiche del settore, sottolinea che il passaggio alle auto elettriche ha il proprio appoggio, assieme a quello di economisti, ingegneri, esponenti ed esperti del mondo dei motori, ma “nel breve periodo i motori a combustione interna non potranno essere completamente sostituiti”. I motivi, chiarisce Capozza, sono molteplici: per una transizione ecologica reale è fondamentale la sostenibilità ambientale, ma gran parte dell’energia necessaria per ricaricare le auto elettriche è ancora ottenuta da fonti fossili. Quindi ci sono i temi dello smaltimento delle batterie, del costo delle auto elettriche, della capacità della rete di reggere un “maggior” carico come quello richiesto dalla ricarica di milioni di auto elettriche e della diffusione della rete di ricarica.
Qual è, quindi, la proposta “di transizione” dell’ACI? Secondo l’associazione, una transizione “giusta” non può e non deve danneggiare i lavoratori e le imprese: dato che in Italia circolano ancora circa 20 milioni di auto altamente inquinanti, autovetture pre Euro 5 con più di 11 anni di età, “si potrebbe pensare di sostituirle, anche con aiuti e incentivi, per l’acquisto di auto più recenti, Euro 5 e 6, meno dannose per l’ambiente”. Perché, chiarisce l’Automobile Club d’Italia, “una transizione ecologica, oggi, non può prescindere dal confronto con la demografia, l’economia, l'agricoltura, l’energia e la mobilità, tutte filiere italiane consolidate che vanno salvaguardate guardando il futuro e, quindi, inserite in un percorso di innovazione e sostenibilità con tempistiche molto più dilatate”.