In questo ultimo periodo i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento, più comunemente noti come Pcto, sono finiti sul banco degli imputati per via della morte del giovane Lorenzo, venuto a mancare proprio durante le ore dedicate alla formazione pratica legate al suo indirizzo di studi, un percorso di istruzione e formazione professionale (IeFP).
E anche se non si trattava propriamente di Pcto, questa tragedia ha alimentato la protesta degli studenti - con cortei in molte città e scontri con le forze dell’ordine - culminata nelle manifestazioni del 4 febbraio, che hanno visto i ragazzi riversarsi nelle piazze d'Italia contro le storture organizzative dell’ex alternanza-scuola lavoro e quegli incidenti che non dovrebbero mai succedere.
Un malcontento, quello dei giovani, che trova conferma in un'indagine di Skuola.net, condotta grazie al contributo di 2.500 studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori. Il 66% degli intervistati, infatti, si dice d'accordo con le proteste studentesche, con un 17% che vorrebbe addirittura abolire le attività di alternanza; mentre il 49%, più “dialogante”, le vorrebbe mantenere ma con delle modifiche, per renderle più utili per i ragazzi.
Per molti l'alternanza scuola-lavoro è tempo sprecato
Perché è vero che, seppur con una pandemia in corso, la maggior parte dei ragazzi interessati dai Pcto ha potuto svolgere i percorsi previsti dal proprio curriculum: così per il 63% di loro. E, cosa non scontata, molti lo hanno fatto “dal vivo”: il 49% degli studenti andati in “alternanza” ha svolto attività in presenza, il 29% ha intrapreso un percorso “ibrido” (un po’ in presenza, un po’ a distanza), mentre solo il 22% degli studenti ha interamente svolto le ore di alternanza online. Ma, innanzitutto, solo per il 44% si è trattato di attività che hanno coinvolto le aziende: il resto dei ragazzi ha “simulato” o svolto corsi a scuola. E, cosa più importante, il bilancio che fanno di questa esperienza è tutt’altro che positivo: appena 1 su 10 l’ha trovata “molto utile” dal punto di vista formativo, il 27% l’ha ritenuta “abbastanza utile”, il 42% la giudica “poco utile”; più di 1 su 5 la boccia su tutta la linea.
La sicurezza a volte è un optional
Se poi ci concentriamo su quelli che hanno potuto avere un vero assaggio del mondo del lavoro, recandosi in azienda, le “magagne” del sistema escono allo scoperto in modo ancora più forte. Ad esempio, i ragazzi sono stati formati a dovere sulla sicurezza? Sì, ma si poteva fare molto di più. Perché il 48% dice di aver seguito il corso online studiato ad hoc dal Ministero dell'Istruzione riguardo la sicurezza sul lavoro e un altro 30% rivela che, oltre alla formazione “a distanza”, ha ricevuto ulteriori nozioni dalla struttura che lo ha ospitato. Ma rimane un 22% a cui pare non sia stata messa in mano alcuna coordinata per poter svolgere le attività in sicurezza.
Stando così le cose, a questo punto è una fortuna che solo il 37% di chi è andato in azienda per il Pcto abbia svolto attività manuali/pratiche, mentre per il 53% si è trattato di mansioni teoriche o di concetto e il 10% ha più che altro “osservato” gli altri senza mettere mano al lavoro. Ma saltare la parte di formazione sulla sicurezza è una leggerezza che, in ogni caso, potrebbe costare cara. Ovviamente di più se i rischi potenziali aumentano. Proprio quello che è capitato a Lorenzo ma che si riscontra anche nel vissuto di molti altri ragazzi: tra coloro che hanno svolto un percorso in azienda che ha previsto attività manuali - con macchinari e strumentazioni varie - ben 1 su 5 conferma di essersi sentito in pericolo almeno qualche volta (15%), se non spesso (5%).
“Gli studenti vanno ascoltati. Non stanno scendendo in piazza solo per saltare giorni di scuola o per sfogarsi un po’. Anche perché se non si lavora sulla qualità delle attività, queste ore di formazione rischiano di trasformarsi in una perdita di tempo, quando va bene, o in una tragedia, quando va male. Infatti solo 1 studente su 10 ha giudicato “molto utili” i Pcto svolti nell’ambito dell’ex-alternanza scuola lavoro, mentre 6 su 10 li hanno trovati poco o per niente utili”, così commenta i dati Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, che aggiunge: “Inoltre con la pandemia le scuole hanno fatto fatica ad avviare i Pcto e, anche quando ci sono riuscite, nella metà dei casi gli studenti non hanno preso contatto con un reale luogo di lavoro. Meglio così, verrebbe da dire, considerando l’endemico problema della sicurezza sul lavoro che si ripercuote anche sui ragazzi in formazione”.