Ha mangiato una banana, muove gambe e braccia e risponde alle domande, chiamando la mamma: Ryan, il bambino caduto martedì in un pozzo a Chefchaouen, nel nord del Marocco, è ancora vivo e i soccorritori sono ad un soffio dal bambino, dopo aver scavato un tunnel alternativo per raggiungerlo. Ma ogni mossa e ogni passo avanti è pericoloso: si rischiano infatti crolli e le operazioni procedono quindi con estrema lentezza.
Un funzionario, coinvolto nelle operazioni di soccorso del piccolo, ha affermato che a separare le squadre di soccorso dalla posizione del bambino restano pochi metri, ma che "le operazioni di perforazione sono eseguite con cautela per evitare ogni possibile crollo".
Ryan caduto e prigioniero del pozzo da martedì Era martedì quando Ryan, non si sa come, mentre giocava davanti a casa, a Tamrout un villaggio a nord del Marocco, è finito nel pozzo. Un pozzo profondo 32 metri, largo da 30 a 20 centimetri, come avrebbero poi rivelato le misurazioni dei tecnici. Un pozzo senza più acqua, che aspettava di essere messo in sicurezza e, come invece molti altri pozzi esausti in Marocco, era rimasto lì protetto soltanto da un telo di plastica e qualche pezzo di legno.
Il tunnel scavato per raggiungere Ryan Sono servite più di 100 ore di lavoro con sei escavatori a sbancare la montagna, prima di arrivare a un soffio da Ryan, senza poterlo ancora salvare. Le squadre di soccorso hanno scavato un cratere di 30 metri, parallelo al pozzo, poi, con i picconi, un corridoio orizzontale. La montagna frana, il rischio è enorme. C'è in ballo un dispiego di forze senza limiti di budget, decretato dal governo marocchino in seduta speciale.