Arrivano nuove linee guida per Spotify, finita nell'occhio del ciclone travolta dalle accuse di disinformazione sul Covid, che ha visto la decisione di Neil Young di rimuovere la propria musica a causa dei podcast di Joe Rogan, che hanno dato voce a posizioni contrarie ai vaccini. L'amministratore delegato Daniel Ek ha infatti annunciato che la piattaforma streaming aggiungerà degli avvisi prima dei podcast in cui si parla del coronavirus.
"Personalmente su Spotify è pieno di persone e posizioni con cui sono in forte disaccordo. È importante che non ci posizioniamo come censori di contenuti, mentre al contempo ci assicuriamo che siano in vigore delle regole e ci siano conseguenze per chi le viola", ha affermato Ek.
LA POLEMICA - Tutto è partito da quando Neil Young ha lanciato l'ultimatum: "O Joe Rogan o io", e Spotify aveva reagito prendendo le parti della podcast. Lo stesso artista ha chiesto ad altri colleghi di sostenerlo nella sua azione e la prima a seguirlo è stata Joni Mitchell. La 78enne cantante, la cui musica ha 3,7 milioni di ascoltatori ogni mese, ha chiesto quindi a Spotify di rimuovere tutti i suoi pezzi accusando la piattaforma di ospitare podcast che fanno disinformazione sul Covid. "Persone irresponsabili stanno diffondendo bugie che costano la vita alle persone", ha detto Joni Mitchell in un messaggio pubblicato sul suo sito web, "sono solidale a Neil Young e alle comunità globali scientifiche e mediche sul tema".
IL PODCAST DI JOE ROGAN - La protesta che accumuna i due settuagenuari canadesi nasce perché Joe Rogan, il titolare del podcast incriminato che spesso flirta con l'ultra-destra, ha recentemente diffuso disinformazione sul Covid dando spazio a epidemiologi no-vax e a rimedi pericolosi come il farmaco veterinario ivermectin. Dietro la polemica ci sono montagne di dollari: Spotify ha un contratto da cento milioni di dollari con Rogan per l'esclusiva del programma che ha un'audience di 11 milioni di persone, più dei circa dieci milioni di Young e della Mitchell messi insieme.
Neil e Joni sono amici da oltre mezzo secolo: "Only Love Can Break your Heart", una delle canzoni più famose del vasto catalogo di Young sarebbe stata scritta per Graham Nash, compagno nella band Crosby, Stills, Nash and Young, a cui Joni avrebbe, per l'appunto, spezzato il cuore. Ma al di là dei ricordi che legano i due grandi del rock, a loro avviso è oggi in gioco l'anima della musica sul cui controllo Spotify è in posizione dominante: la quota di mercato della piattaforma negli Usa è aumentata dal 7 all'83% nel 2020, un dato che non incoraggia i musicisti ad andare per la loro strada.
ALTRI CON NEIL YOUNG - Intanto il fronte di allarga, e ai due si è aggiunto il celebre chitarrista americano Nils Lofgren, membro della E-Street Band di Bruce Springsteen e dei Crazy Horse (la band di Young), che ha annunciato il ritiro di "27 anni di musica" da Spotify, in polemica per i podcast del no-vax Joe Rogan. In un messaggio, il musicista, a proposito dei medici e infermieri e degli scienziati impegnati sul fronte della pandemia, ha scritto: "Quando questi eroici donne e uomini, che hanno dedicato la loro vita a curare e a salvare le nostre, chiedono aiuto non si volta loro le spalle per denaro e per potere. Si dà invece loro ascolto e ci si schiera dalla loro parte".
Contro la piattaforma sono scesi in campo anche il principe Harry e Meghan Markle. La coppia, che con Spotify ha firmato un contratto da 1,8 milioni di sterline, ha espresso "preoccupazione" in un comunicato per i controversi interventi di Joe Rogan sottolineando che è dallo scorso aprile, quando hanno lanciato la fondazione Archewell contro la disinformazione, che stanno combattendo questa battaglia. "Centinaia di milioni di persone possono essere danneggiate dalla cattiva informazione ogni giorno", si legge nel comunicato.
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