Perché il ritorno alla Dad per tutti potrebbe non essere una buona idea
La didattica a distanza ha “salvato” l’anno scolastico durante le prime fasi della pandemia, ma ora è giusto che sia adoperata solo per necessità. E, considerando i problemi che ha portato con sé, molti rimasti ancora oggi irrisolti, non è facile dare torto al Governo, che ha deciso di tenere il più possibile le scuole aperte
Un’emergenza sanitaria lunga e faticosa ha stressato e affaticato il nostro sistema scolastico. Tra protocolli da rispettare, regole pronte a cambiare ogni manciata di settimane e l’incubo del contagio ad aleggiare su professori, presidi e studenti, la didattica a distanza è spesso stata chiamata in ballo come un’ancora di salvezza. Ma, anche se indubbiamente la Dad ha avuto il merito di salvare la scuola nel periodo più complesso della pandemia, non si può certo indicare come la soluzione al problema.
Perché se è vero che le lezioni da remoto sono “sempre meglio di niente”, non si possono considerare alla pari di una giornata di lezione in presenza. Soprattutto perché gli equilibri sono precari e spesso le famiglie e le scuole devono fare i conti con connessioni traballanti, scarsa formazione ad hoc per la didattica online, differenti esigenze formative degli studenti. Che inevitabilmente hanno portato a escludere i più svantaggiati o fragili. Certo, la Dad può migliorare e chissà che un giorno non diventi uno strumento, anzi, di inclusione per chi ha difficoltà nel recarsi a scuola. Però, allo stesso tempo, sono tanti i motivi per cui, oggi, il ritorno generalizzato alla didattica a distanza non sembra una buona idea. Il portale Skuola.net, a tal proposito, ha analizzato le principali ragioni per cui è meglio, per il momento, metterla in cantina. Almeno per applicazioni prolungate nel tempo.
1. Non raggiunge davvero tutti
Negli ultimi due anni ci sono state diverse iniziative per permettere a tutti gli studenti di seguire le lezioni online. Bonus per tablet o pc o agevolazioni per una Rete più stabile, per venire incontro alle famiglie, non sono mancati. Tuttavia, non si può affermare che questo sia bastato per rendere la scuola davvero accessibile a tutti.
C’è chi vive in situazioni di disagio non solo economico, ma anche sociale, per cui la scuola rappresenta l’opportunità di uscire da quel contesto.
Ci sono i ragazzi affetti da disabilità, o con bisogni educativi speciali che, nonostante le tutele scritte su carta, nella pratica spesso perdono il supporto di cui hanno necessità e vengono isolati, o peggio esclusi. Un esempio? Secondo una recente rilevazione Istat sugli alunni con disabilità, tra questi studenti gli esclusi dalla Dad nell’anno 2020/21 sono scesi al 2,3% rispetto al 23% dell’anno precedente; ma resta un 19% che ha fatto lezione con il solo insegnante per il sostegno, senza il coinvolgimento dei compagni e degli altri docenti.
2. Scuole e professori non sempre sono all’altezza
Come è possibile che alcuni studenti non abbiano la possibilità di usufruire appieno della Dad, così può capitare (ed è capitato) che gli strumenti di alcune scuole non siano adeguati alla didattica a distanza o integrata.
Prendiamo l’esempio di un docente che per ragioni varie debba fare lezione online dalla scuola. Il professore dovrà fare i conti con la potenza e la velocità del Pc o del tablet in dotazione; dovrà poi “litigarsi” il device con altri docenti, qualora non ci sia tale strumentazione tecnologica per ogni classe; dovrà, in seguito, sperare che la connessione sia stabile o abbastanza veloce per cui gli studenti possano seguire senza interruzioni e salti di linea. Senza contare che, se quasi tutti ormai sanno avviare una video lezione da un Pc, non è detto che tutti i docenti sappiano differenziare e adattare il proprio metodo di insegnamento ai diversi strumenti.
Non è un caso che quasi il 50% degli 11mila studenti (tra gli 11 e i 19 anni) - intervistati tramite un sondaggio promosso dal portale Skuola.net e dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP, cyberbullismo) - parla di docenti che non sono riusciti a organizzare lezioni stimolanti online. Così, appena il 9,1% dei ragazzi interpellati, dopo un anno di Dad, ritiene che tutti (o quasi) gli insegnanti sappiano davvero fare lezione in Dad, a cui si aggiunge un 23,5% che perlomeno salva la maggioranza ma ne boccia comunque più di uno. Tutti gli altri, invece, pensano che i professori dovrebbero fare in blocco un bel corso di aggiornamento.
3. Non fa bene al futuro dei ragazzi
Nei mesi del Lockdown le attività a distanza sono state riscoperte e hanno spesso rappresentato l’unico appiglio. Adesso però le cose sono diverse e di sicuro è possibile trovare nuove soluzioni che limitino l’uso della Dad a scuola. Perché i giovani sono quelli a cui è stato tolto di più durante questi anni di pandemia. Loro, che per questioni anagrafiche più degli altri hanno bisogno di porre le basi per conoscenze, competenze e relazioni, hanno dovuto fare a meno del contatto umano e del luogo “fisico” in cui la loro formazione si concentra. Inevitabile che ci fossero delle ripercussioni. Un esempio? Sempre secondo la stessa ricerca citata al punto precedente, il 28,7% degli studenti ha accusato un calo del rendimento rispetto a quello che si raggiungerebbe in presenza.
4. Appiattisce le competenze di base
Una sensazione, quella degli studenti, che trova il suo riscontro nell’ultimo rapporto INVALSI, che analizza e confronta i risultati delle Prove svolte dagli studenti italiani nel 2019 e quelle sostenute nel 2021 (con il salto di un anno dovuto al lockdown del 2020). Dati preziosi perché, forse, gli unici che possono darci un “prima” e un “dopo” in termini di competenze acquisite dai nostri studenti.
L’esito è disastroso: gli unici che sembrano non aver perso molto durante i primi anni di pandemia sono gli alunni delle primarie, non a caso i meno interessati dalle chiusure (e dalla Dad), specie nell’ultimo anno scolastico. Gli studenti delle secondarie (medie e superiori) hanno subito invece un tracollo, con le peggiori performance soprattutto in alcune regioni del Sud e tra gli studenti provenienti dalle famiglie meno abbienti. Situazione particolarmente critica alle superiori: in quinto, in Italiano, ben il 44% degli studenti (con un balzo di +9 punti percentuali rispetto al 2019) è risultato al di sotto delle competenze adeguate per il livello. In Matematica si è arrivati addirittura al 51% (ancora +9 punti percentuali rispetto al 2019).
Sicuramente non sarà stata tutta colpa della Dad, e tanto avranno influito anche le difficoltà generali del periodo. Ma il segnale è chiaro: qualcosa va cambiato e va fatto soprattutto nell’ottica di restituire, nel miglior modo possibile, la scuola agli studenti.
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